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In occasione del film "Ray"

Ray Charles

L'uomo che rappresenta la musica nera del '900


di Piero Nussio


Ray Charles con il cast del film "Ray"


Il dieci giugno del 2004 è morto a 73 anni, Ray Charles. Era stato per più di 50 anni al centro del mondo della musica: era nato nel 1930 ed aveva cominciato a suonare nei jazz club di Seattle dal 1948.
In realtà, già dall’età di tre anni aveva cominciato a strimpellare il piano, seguendo gli insegnamenti di un anziano suonatore, nella Georgia dov’era nato.
Figlio di Aretha e Baily Robinson, nato ad Albany il 23 settembre 23 1930, in piena depressione economica, ma per lui e sua madre –sottoproletari neri in uno stato arretrato e razzista- non faceva poi nemmeno tanta differenza. Erano comunque ai limiti della sopravvivenza.
Nato povero, non cieco. Cieco divenne intorno ai sei anni, per un glaucoma mal curato. Al St. Augustine School –dove ovviamente in quanto negro era segregato- imparò a leggere la musica in Braille ed a suonare pianoforte e clarinetto. Dalla madre, invece, aveva imparato a non credere a nessuno, a fidarsi solo di se stesso, ed a cavarsela comunque come se non fosse menomato. Poi, prima di arrivare a 15 anni si trovò orfano, cieco, negro e solo.
Prese un autobus della Greyhound nel 1947 e viaggiò dalla Florida a Seattle -ossia attraversò tutti gli USA- per andare a suonare al Nord, dove forse l’avrebbero pagato e non discriminato.

Meno di diec’anni dopo (e sono quelli raccontati più in dettaglio dal film Ray) era sposato, cantante e strumentista di successo e con I got a woman (1954) raggiungeva il suo primo grande successo. Aveva preso un gospel (My Jesus is all the world for me), gli aveva cambiato le parole e lo cantava con tutta la rabbia che aveva in corpo.
Merito suo, della casa discografica Atlantic, e delle sue immense capacità musicali. Ray Charles è per la musica del ‘900 quello che è stato Pablo Picasso per l’arte figurativa: una persona di grandi capacità tecniche, che innova tutto il panorama e non si ferma a nessuna tecnica e in nessuno stile. Ray Charles è stato il Soul, il Rock, il Jazz, il Rhythm & Blues, il Blues, il Pop, il Folk, il Crooner, il Gospel, il Country and western, ecc. Frank Sinatra, uno che di musica se ne intendeva, lo soprannominò the genius.
Nel 1960 tenne il suo primo concerto alla Carnegie Hall e fece il suo primo tour in Europa.
Questa la storia dei suoi primi successi con i brani singoli nell’Hit Parade: 1957: Swanee River Rock, 1959: What'd I Say e I'm Movin' On; 1960: Sticks And Stones, Georgia, Ruby; 1961: One Mint Julep, Hit The Road Jack, Unchain My Heart; 1962: Hide 'Nor Hair, I Can't Stop Loving You, You Don't Know Me, You Are My Sunshine, Your Cheating Heart; 1963: Don't Set Me Free, Take These Chains From My Heart, No One, Without Love, Busted, That Lucky Old Sun; 1964: My Heart Cries For You, Baby, Don't You Cry; 1966: Crying Time, Together Again, Let's Go Get Stoned, I Chose To Sing The Blues, 1967: Here We Go Again, In The Heat Of The Night, Yesterday; 1968: Eleanor Rigby; 1971: Don't Change On Me, Booty Butt.
Durante la sua carriera ha ricevuto 12 Grammy (l’ultimo nel 1994), nel 1981 la mattonella con la stella nella "Walk of Fame" dell’Hollywood Boulevard. Soprattutto, nel 1979 l’esecuzione di "Georgia On My Mind" da parte di Ray Charles è stata dichiarata inno ufficiale dello stato della Georgia.
Un bel risultato, considerando che per le sue poisizioni anti-segregazioniste e per l’appoggio finanziario dato a Martin Luther King, Ray Charles era stato bandito in perpetuo dallo stato della Georgia. E che i suoi dischi, fino al successo internazionale, erano definiti “race music” (musica da negri, in una traduzione benevola...).
Intanto, nel cinema, aveva realizzato la colonna sonora di La calda notte dell’ispettore Tibbs (1967) con la famosa canzone In the heat of the night ed era apparso in Ballad in Blue (1963), in The Blues Brothers (1980) ed in Limit Up (1988). Il film All that jazz (1979) aveva invece ridato successo alla sua interpretazione di Bye bye love.
Nel jazz i suoi maggiori contributi sono sul finire degli anni ’50: Soul brothers (58) e Soul meeting (62) con Milt Jackson, il vibrafonista del Modern Jazz Quartet. Poi l’album At Newport (1958), registrato al Festival del jazz di quella città, ove collabora con il batterista Max Roach e con i sax di Hank Crawford e David Newman. Ray Charles ha anche collaborato spesso con un vecchio amico di Seattle, l’arrangiatore jazz Quincy Jones. Al 1961 risale l’album “Genius plus soul equals jazz”, negli anni ’70 la serie di dischi “My kind of jazz”, fino al 1989 con l’album “Till the next somewhere” dove duetta con Dee Dee Bidgewater.

Ray Charles non ha mai smesso di partecipare al mondo, che aveva aiutato a costruire partendo dal suo povero ed assolato Sud. Fino alla sua voce, che si può ascoltare sul suo sito ufficiale, fino ad America the Beautiful che si può ascoltare con riferimento alla tragedia dell’11 settembre, fino all’ultimo disco Genius loves company: due milioni di copie vendutefinora, in cui duetta con i duetti con B. B. King, Nathalie Cole, Elton John, James Taylor, Van Morrison, ecc.
Ed ora aspettiamo i risultati dell'album con la colonna sonora di Ray...


L'orchestra di Ray Charles, dal film "Ray"




Insuperabile intepretazione di Jamie Foxx
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Non era facile portare sullo schermo la storia inedita e drammatica di una leggenda della musica americana. Ma il lavoro del regista Taylor Hackford e dall’attore Jamie Foxx è esaltante.

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(Giovedì 20 Gennaio 2005)


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