 Un horror che enfatizza la disperazione umana The descent Versione “cavernicola” di Creep
di Francesco Lomuscio  Neil Marshall? Un nome da tenere d'occhio per gli appassionati di orrori su celluloide. Dopo averci deliziati, nel 2002, con quell’ottimo werewolf-movie intitolato Dog soldiers (distribuito in Italia direttamente su supporto dvd), che metteva in scena un commando di soldati inglesi, inviato in un bosco sperduto della Scozia per un'esercitazione di combattimento, alle prese con un feroce branco di lupi mannari, torna a stupirci con lo splendido The descent - Discesa nelle tenebre. Questa sua ultima fatica si rifà molto al film precedente tanto che il regista dichiara: "In un certo senso è un film gemello di Dog soldiers. Qui ci sono sei donne invece di sei uomini, che si trovano intrappolate e devono fronteggiare un nemico comune, ma invece di unirsi contro le avversità, ognuna si scontra con l’altra e le loro relazioni si disintegrano."
La storia narra di sei amiche pronte per effettuare una piccola spedizione speleologica nelle viscere della terra, in una remota catena montuosa: l’affascinante e pericolosa Juno (Natalie Mendoza), la spericolata Holly (Nora Jane Noone), le sorellastre scandinave Rebecca (Saskia Mulder) e Sam (MyAnna Buring), Sarah (Shauna Macdonald), ancora scossa dalla morte del marito e della figlia, in uno stranissimo incidente stradale, e Beth (Alex Reid), insegnante di letteratura inglese.
A questo punto, dopo averci mostrato l'allegra convivenza delle amiche prima dell'escursione, il regista ci fa calare nei claustrofobici ambienti sotterranei di grotte misteriose e mai esplorate. Questo basterebbe già a spaventare i comuni spettatori ma Marshall fa di più: ci terrorizza con una lunga attesa efficacemente spezzata, più volte, da falsi allarmi e spaventi improvvisi. Sembrerebbe quasi una versione “cavernicola” di Creep - Il chirurgo di Christopher Smith, altro riuscito, recente horror made in Gran Bretagna.
Le cose si complicano quando arrivano i mostri. Raggiunta le profondità della terra, un improvviso crollo blocca l’unica via d’uscita per le sei donne, le quali, a loro insaputa, sono le prede di qualcosa che ha imparato a vivere lontano dalla luce, strisciando nel buio: quel qualcosa che dovranno affrontare, senza paura, mentre segreti e verità vengono allo scoperto, riaprendo vecchie ferite.
Qui arrivavano le citazioni: il regista rende omaggio a due celebrati classici della Settima Arte come Apocalypse now di Francis Ford Coppola e Un tranquillo week-end di paura di John Boorman, mettendo in scena sei personaggi dalle personalità tutt’altro che scontate e ben lontani dallo stereotipo dell’eroe politicamente corretto. Questo elemento conferire grande realismo alla vicenda narrata, nonostante l’irreale argomento trattato. Il tutto, impreziosito dal notevole lavoro svolto dal supervisore degli effetti visivi Leigh Took (Batman), il quale dichiara di aver usato matte painting e miniature per creare le caverne più grandi.
Ecco qualche curiosità in piú sulle ricostruzione delle caverne a favore dei cinefili doc: la miniatura principale è l’entrata alle caverne da cui le ragazze si calano per entrare nel sistema sotterraneo. E’ alta 3 metri e 65 e la struttura principale è stata scolpita nel polistirolo, poi coperta da vari tipi di polveri e pitture per dare l’impressione di una roccia porosa. Alcune parti sono state dipinte con dello yogurt naturale in modo che ci crescessero sopra delle colture simili al muschio. Le "matte painting" formano lo sfondo dell’inquadratura. Si tratta in sostanza di immagini bi-dimensionali create al computer che possono essere modificate per creare vari effetti, come per esempio una luce che scintilla dietro una roccia.
In conclusione, valorizzando un esile soggetto da lui stesso scritto, Marshall tenta di ricordarci, tra inquietanti ed irritanti urla ed abbondanti spargimenti di liquido rosso, di evitare di infastidire la natura, soprattutto quella maggiormente indisturbata, enfatizzando in maniera sofferta la disperazione umana all’interno di circa 99 minuti, mai prevedibili, che rendono pienamente giustizia al sostantivo paura.

giudizio: * * *
(Martedì 25 Ottobre 2005)
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