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A tu per tu con Jodie Foster

Magnifica Jodie

Dirigerà Robert De Niro.


di Roberto Leggio


Brava. Anzi bravissima. Jodie Foster è forse l’unica attrice americana la cui stella non ha mani smesso di brillare. Quarantadue anni portati benissimo su un corpicino che sembra non risentire del passare del tempo, è diventata famosa a soli tre anni con “peccaminoso” sederino scoperto della pubblicità della Coppertone.
Considerata fin da piccola come l’anti Shirley Temple, per le sue interpretazioni anticonvenzionali di Alice non abita più qui e Taxi Driver (entrambi di Martin Scorsese), è diventata in poco tempo una delle attrici più intelligenti e discusse di Hollywood.
I gossip sono pieni della sua presunta omosessualità forse perché in tutta la sua carriera ha sempre cercato di impersonare donne dal carattere forte, spesso “vittime” ma sempre decise a farsi valere.
Non per nulla i suoi due Oscar guadagnati con Sotto Accusa ed Il Silenzio degli Innocenti, sono giunti tramite personaggi con attributi molto volitivi.
Ma la sua bravura si è espressa anche dietro la macchina da presa (Il Mio Piccolo Genio e A casa dopo le Vacanze), senza contare la sua risolutezza nel aver saputo azzeccare film come produttrice con la sua EGG Pictures. Adesso madre di due bambini avuti con l’inseminazione artificiale, non si sente ancora soddisfatta. “Mi piacerebbe recitare fino a settant’anni ma per farlo bisogna imparare a scegliere e uscire dai cliché della star tutta glamour, magari fidanzata con il divo di turno”. Una critica tutt’altro che effimera e molto esplicita nei confronti del culto dell’immagine imperante a Hollywood. Una donna con le “palle” direbbe qualcuno. Ma a noi piace così: forte, risoluta e vincente. Proprio come tutte le eroine che ha portato con successo sullo schermo.

Attrice, regista, produttrice. Come riesce a gestire tutti questi impegni?
A dire la verità è una cosa molto faticosa. Ho prodotto dei buoni film ma alla fine ho deciso di chiudere la ma mia casa di produzione perché non riuscivo a stare dietro a tutto.

A che punto è il film su Flora Plum di cui si parla da anni e che doveva produrre Luc Besson?
Ho lavorato così tanto su quel progetto che sono stata sul punto di realizzarlo per ben tre volte. Ma poi si è sempre bloccato tutto… una volta perfino due settimane prima dell’inizio delle riprese. Nonostante sia stato molto doloroso non ho perso la speranza di vederlo realizzato. Nel frattempo sto lavorando assiduamente a Sugarland, un film sugli emigrati giamaicani. Un film di cui sarò regista ed interprete assieme con Robert De Niro.

Ha accantonato anche l’idea del film su Leni Rienfenstahl?
Per niente! Mi piacerebbe tanto anche se si tratta di una storia difficile da portare sullo schermo. Lo dovrei solo interpretare ma fino ad adesso ha provocato molte polemiche tra la comunità ebraiche. Non credo che si debba criticare un film senza averne letto la sceneggiatura e prima che sia stato girato un metro di pellicola. E’ giusto discuterne a opera ultimata…

Se dovesse tirare la somme della sua carriera cosa le verrebbe da aggiungere?
Che ho imparato ad essere felice da quando ho deciso di dividere la mia vita privata dal lavoro. Mi sento serena con me stessa quando recito pochi film e lavoro con registi simpatici ed intelligenti e recito pochi film. Ho imparato a mettere la mia famiglia al primo posto. Ho iniziato a lavorare a tre anni ed il mio punto di vista è cambiato con il tempo: una lezione che Hollywood ti insegna.

Lei parla perfettamente italiano…
(Risponde in italiano perfetto) L’ho studiato all’università quando avevo diciotto anni dopo aver recitato nel film di Sergio Citti ma ho solo negli ultimi anni ho deciso di perfezionarlo. E’ una lingua che mi piace ma non mi sento pronta a sostenere tutta un’intervista perché è troppo difficile anche perché ho un accento francese…

Può regalarci un suo ricordo di Sergio Citti?
Mi ha rattristato molto sapere della sua morte. Sono passati molti anni da “Casotto” e mi ricordo che sul set parlava a voce alta e cantava mentre stavamo girando la scena. Era una persona piena di vita. Una volta mi portò in una trattoria di bar in una zona malfamata di Roma. Ad un certo punto, mentre eravamo lì a mangiare, lui si è alzato e ha cominciato a cantare. Allora tutti gli altri si alzarono e cantarono con lui… per me fu un’esperienza travolgente perché essendo americana non capivo dove finiva l’uomo e dove cominciava l’artista. Solo adesso mi rendo conto che viveva in maniera intensa tutto quello che faceva.



(Mercoledì 23 Novembre 2005)


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