 Qual è vita, qual è finzione? Il grande fratello I tre stadi della “normalizzazione”
di Pino Moroni È chiaro che la società italiana sta cambiando. Ma quali sono i modelli che guidano l’individuo nel suo contesto di vita personale, di gruppo sociale più o meno allargato? Semplice rispondere: i media. Ed il media più forte, in questo periodo, è la televisione. Nell’ambito dei programmi televisivi, i più condizionanti, perchè più pensati proprio per dare nuovi modelli all’individuo (al di là del falso problema dell’audience), sono i reality show.
Che cosa significa la trasmissione “Il grande fratello” se non il riferimento al famoso libro di George Orwell “1984” (da cui il film Orwell 1984, Michael Radford 1984), cioè un occhio televisivo che tutti controlla, che manda messaggi, che tutti ascoltano, credono, seguono. Ma la cosa è ancora più raffinata di quello che Orwell aveva escogitato nel suo romanzo del 1948.

Orwell 1984 Proviamo ad esemplificare, c’è un grande messaggio promozionale quando parte un programma di reality show, e questo diventa “un evento”, che non è però reale come poteva essere la partenza di un Giro d’Italia, una manifestazione canora, l’anteprima di uno spettacolo, ecc. Resta il fatto che ora, da casa, l’individuo può partecipare al fatto storico televisivo di gente che, come lui, si chiude dentro una casa. Lo stesso individuo può seguire ventiquattro ore su ventiquattro il gruppo che vive questa vita quotidiana, può conoscere i protagonisti come fossero persone reali, può chiamarli per nome, può identificarsi con i loro problemi.

The Truman show Ed ecco scatta il primo meccanismo. L’individuo “guardone” si programma la giornata per partecipare anche lui (“C’ero anch’io”) ai fatti più importanti degli interpreti dello show (The Truman show, Peter Weir 1998).
L’occhio delle telecamere nascoste, che riprendono la vita quotidiana, si trasferisce pian piano nell’occhio del telespettatore, il quale s’identifica con la macchina e solidarizza, fraternizza, parteggia, riceve confessioni e –come occhio esterno- sa più cose di quelle che gli interpreti sanno o vedono. Lo spettatore entra pian piano dentro il meccanismo della finzione.

The Truman show Il secondo meccanismo è consequenziale. Il televidente, applicando il trasferimento dell’occhio della telecamera al suo occhio, comincia a vedere la sua vita come fosse un reality show. Partecipando (“C’ero anch’io”) come protagonista –o coprotagonista- a qualsiasi momento della propria vita quotidiana.
Riesce a “vedersi” in famiglia, al lavoro, nelle riunioni, nelle feste con parenti, amici o estranei. La sua vita diventa un grande reality show, sul quale può anche sbirciare, perchè lui la vive ed allo stesso tempo la filma con l’occhio magico che ha imparato a montare e smontare (Niente da nascondere, Michael Haneke 2005).

Niente da nascondere Il terzo meccanismo è intuibile: avviene un altro trasferimento. Il piccolo occhio dell’individuo televedente, ma in realtà teleguidato, si trasforma in un grande occhio che tutto ispira e controlla. Il Grande Fratello, quello vero è ormai arrivato. Ed è ben accettato. Guardare, o essere guardati, è la stessa cosa. Non c’è più le realtà, c’è solo un grande reality show.
Qualcuno potrebbe voler ancora vivere autonomamente, ma questo è già nel calcolo del Grande Fratello, e nel libro “1984” di George Orwell.

Orwell 1984
Tanto per saperlo: il “Grande Fratello” è stato inventato dal tycoon olandese John de Mol nel 1998 che lo ha prodotto per la sua compagnia televisiva “Talpa Television” (gioco di parole sul cognome Mol, che significa “talpa”). Poi John de Mol ha fondato la società Endemol con il suo socio Joop van den Ende. La Endemol ha il monopolio dei giochi televisivi in Italia ed in vari altri paesi, ed è stata acquistata dalla azienda spagnola dei telefoni fissi, che di chiama “Telefónica”. Il “format del Grande Fratello” è diffuso in più di 70 nazioni (o aree geografiche). Per ulteriori notizie, vedere le informazioni su Wikipedia: Grande Fratello

Niente da nascondere
(Lunedì 6 Febbraio 2006)
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