 Un thriller ambiguo ma senza mordente False verità Non pienamente riuscita l'ultima fatica di Egoyan
di Roberto Leggio Cosa si nasconde dietro la brusca rottura artistica di due comici all’apice del successo? La verità (quella narrata dalle prime inquadrature) ci svela il cadavere di una ragazza annegata nella suite in cui alloggiano, durante un telethon a favore della ricerca sulla polio. La verità (quella che ancora intriga il pubblico) è l’ossessione di una giornalista intraprendente, che quindici anni dopo, cerca di portare a galla attraverso un libro confessione sui i due comici, ormai destinati a vite separate. Per tentare il colpaccio riesce ad ottenere una cifra enorme dal suo editore da offrire ad uno di essi perché scriva con lei la storia della loro amicizia e sveli cosa accadde realmente la notte di quella morte misteriosa. L’indagine però si rivela da subito molto ardua e la giornalista, dopo flashback più o meno illuminanti, particolari sempre più erotici, coinvolgimenti lesbici e rivelazioni omosessuali, arriverà ad una verità meno credibile del solito. Almeno cinematograficamente…

Atom Egoyan, regista armeno canadese di gran classe, tocca con questo film probabilmente il suo punto più basso. Ed è un peccato pur restando saldato alle tematiche tanto care al noir d’atmosfera. C’è la voce fuori campo, c’è l’identificazione della protagonista con la “materia” della sua ricerca e c’è la giusta dose di false piste srotolate nelle diverse versioni della verità… Eppure nella sapiente costruzione dell’intreccio, tratta dal romanzo di Rupert Holmes (che il mondo dello spettacolo lo conosce bene); l’opera non crea mai quella giusta suspense che è il sale di ogni buon thriller.

Probabilmente perché Egoyan, a furia di riavvolgere e dilatare il racconto, perde di vista il punto d’arrivo accontentandosi di uno stiracchiato “effetto sorpresa” senza mordente. Prova ne sono i tre finali che servono a riallacciare tutti i fili rimasti sospesi. Così anche la morale che vorrebbe che in una storia torbida “siano” tutti colpevoli, si affievolisce senza graffiare come avrebbe potuto fare qualcun altro mestierante abituato a misurarsi con il genere. E non stiamo parlando di Hitchcock…
giudizio: * *

(Venerdì 14 Aprile 2006)
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