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Al teatro San Genesio

“Sganarello o Il cornuto immaginario” di Molière

Monsieur Le Théatre s’affaccia a Roma


di Pino Moroni




Personaggi e interpreti

Sganarello - Rolando Tancredi
Celia - Maria Teresa Romeo
Lelio - Flavio degli Abbati
Cameriera - Patrizia Falcione
Moglie - Paola Piccioni
Gros-Renée - Gabriella Menna
Gorgibus - Giancarlo Cococcia
ed inoltre Alessandro Bruno e Chiara Cestrilli

Regia Gianni Schena



Molière

Nel silenzio della sala il capocomico venne avanti con la sua faccia impiastricciata di bianco e di rosso e si infilò nella sua ultima interpretazione. Non recitava più, viveva solo un personaggio reale, grande, storico: Monsieur Le Théatre.
Sentii un leggero filo di pensiero: era Moliére, che parlava in italiano, come un maestro di scuola che conclude la lezione con la sua morale. “La verità alla fine vince”, disse. Poi gli applausi, tanti, sentiti.
Finiva così la divertente, originale, rappresentazione di “Sganarello, o il cornuto immaginario” realizzata da Gianni Schena con il Teatro studio laboratorio “Villa Carpegna” al teatro San Genesio di Roma.
Spettacolo pieno di rimandi, di interrelazioni, di innovazioni, di curiosità, perfettamente teatrali. Nel 17° secolo Moliére, con una operazione intellettuale, aveva trasformato la farsa tradizionale, spezzettata da monologhi e gags, creando delle commedie di teatro comico ben strutturate attorno ad un plot centrale.
“Sganarello, o il cornuto immaginario” è una commedia ben congegnata che intreccia due vicende: un presunto tradimento coniugale e l’amore contrastato di due fidanzati. Commedia degli equivoci e spettacolo brillante, con richiami alla commedia dell’arte italiana del ‘500, fino ad arrivare alla farsa del Carro di Tespi, sul quale gruppi di girovaghi rappresentavano –insieme agli spettatori- farse e drammi di sapore popolare.
Un capocomico, due o più giovani-attori, alcuni caratteristi (un padre severo, un vecchio avaro, una donna non più giovane ma vogliosa e alcuni camerieri tuttofare).

Il regista Gianni Schena ha profuso il suo impegno in variazioni innovative del contesto scenico, del linguaggio e della recitazione. Un primo elemento è l’inserimento di due “figuranti”, seduti ai lati del palco, che interagiscono con gli attori -commentando con gesti, smorfie e pernacchie, la trama- e rappresentano il coro greco o gli spettatori-attori.
Un tale coinvolgimento è stato poi rafforzato anche dalla passeggiata e dalle “esternazioni” dell’esuberante Sganarello tra il pubblico. Poi gli ammiccamenti, più o meno sessuali, degli interpreti, secondo un’antica consuetudine della commedia dell’arte.
Il linguaggio ha ondivagato tra l’aulico, il dialettale antico ed un italiano pieno di inflessioni: le traduzioni dirette di questo linguaggio hanno strappato parecchi applausi.
La recitazione, classica e moderna, solida e appassionata, aveva accenni di buon professionismo. L’inserimento di una cameriera di “bella presenza” e di buona presenza scenica ha vivacizzato la trama e dato corpo ad una recitazione del collettivo tutta di buon livello, su cui spiccavano le doti di Sganarello.



(Lunedì 26 Giugno 2006)


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