 La realtà dell'11 settembre al cinema United 93 Una pellicola di Paul Greengrass
di Oriana Maerini United 93 è la sigla dell'unico aereo che l'11 settembre fallì il bersaglio, la Casa Bianca, e precipitò in Pennsylvania grazie al coraggio e alla rivolta dei passeggeri che si batterono fino alla fine contro i quattro kamikaze. E' singolare il fatto che a raccontare una delle pagine più importanti e controverse della storia americana, sia stato un inglese come Paul Greengrass, regista di pellicole interessanti quali Bloody Sunday e The Bourne Supremacy. Per descrivere questo tragico evento Greengrass sceglie di ricostruire la vicenda con una maniacalità documentaristica che, se da un lato rende molto reale la percezione dei fatti, dall'altro provoca nello spettatore, soprattutto nella prima parte, un po' di noia. Ma il film ha il vantaggio di ricostruire le psicologie (soprattutto quelle dei terroristi) dei personaggi mostrandoci anche il dubbio del pilota attentatore e le diverse dinamiche che scattano fra i passeggeri. (ira, passività, disperazione) Il documentarismo di Greengrass appare consono per raccontare una vicenda che riapre una ferita ancora fresca nell'inconscio collettivo e guida lo spettatore verso una giudizion negativo sull'apparato di sicurezza americano; ma il film, cinematograficamente parlando non ha pathos. E' una pellicola amorfa a metà fra il documentario vero e la fiction totale. Chi scrive non è concorde con una parte della critica cha parla di un "potere espressivo del cinema, riaffermato attraverso l'utilizzo della realtà-verità come strumento di estrema detonazione drammaturgia."

Sicuramete United 93 è un film forte e senza retorica ma è come se il regista, mettendo in scena, quasi in tempo reale, la vicenda vissuta dai controllori di volo dell'aereoporto JFK di New York (l'uomo che quel giorno era al comando nella Torre di controllo, ha interpretato se stesso nel film) e dai passeggeri del volo, volesse esimersi dalla responsabilità di lasciare un'impronta personale sulla storia. Il linguaggio, poi, nella prima parte del film è troppo tecnico per lo spettatore comune che rischia di estraniarsi.
La pellicola, comunque, diventa avvincente quando si sposta all'interno dell'aereo perchè spinge sul pedale della commozione mostrandoci le reazioni di persone impotenti che sanno di dover morire ma che lottano per difendersi. E' un modo diverso ed insolito per avvicinare il pubblico alle loro paura stando seduto su una poltrona del cinema. Riconosciamo a Greengrass il coraggio di aver affrontato, così precocemente, una tragedia scottante che ha, forse, bisogno di essere ancora metabolizzata, per essere mostrata sul grande schermo.
giudizio: * *

(Martedì 11 Luglio 2006)
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