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Alice nel paese dell'orrore

Il labirinto del fauno

Nel mondo delle fiabe per sfuggire alle ombre del fascismo


di Roberto Leggio


Se il mondo degli adulti gronda sangue e crudeltà, l’unico modo per sfuggire all’orrore è rifugiarsi in una fiaba. E’ quello che accade alla piccola Ofelia, che assieme alla madre incinta, va a vivere presso la roccaforte del capitano Vidal, un franchista fanatico e senza scrupoli deciso a fare piazza pulita (ad ogni costo), degli ultimi partigiani repubblicani ancora in attività nei boschi circostanti. La storia (purtroppo non del tutto immaginaria) è incastrata in quel limbo storico del 1944, dove le ombre del fascismo hanno oscurato la Spagna sconfitta nella guerra civile. Non è quindi furor di metafora se l’orco della storia sia proprio il capitano Vidal e la bambina, la purezza della ragione. La stessa che con fantasia infantile, cerca riparo in un mondo immaginario nel quale forse è principessa. Così, come Alice, che nelle sue avventure sotterranee, prende coscienza del passaggio all’età matura, Ofelia difende testardamente il suo “regno” di purezza ed ingenuità per sopravvivere alle insopportabili soprafazioni che la circondano. E non è importante se la morale la vuole come vittima sacrificale. Perché per poter vincere il bene deve passare attraverso il dolore.



Il Labirinto del Fauno, del regista messicano Guillermo del Toro, è un racconto fantastico, una fiaba nera per adulti, ma a causa della crudeltà di alcune scene, si mostra più verosimile di quanto immaginato. Ed è questa scelta narrativa ad essere il punto di forza di un film che forse mostrerebbe le corde fin dalle prime inquadrature. Bilanciato su due piani narrativi che alternano il gotico-horror dell’universo infantile, al concentrato realismo di torture, esecuzioni sommarie e crudeltà umane; il film si dipana visionario e metaforico spingendosi ben oltre la semplice caratterizzazione della vicenda. Il fascismo (o sarebbe meglio dire l’oscurantismo di qualsiasi dittatura), è secondo il regista, una sorta di perversione dell’innocenza. Una morte dell’anima che spinge chiunque a compiere scelte così dolorose da lasciare tracce indelebili su chi le vive.

giudizio: * * *




(Giovedì 23 Novembre 2006)


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