 Palma d'oro a Cannes Il vento che accarezza l'erba La sanguinosa guerra d’indipendenza irlandese
di Pino Moroni The Wind That Shakes the Barley (2006), film storico, ma attualissimo per il regista Ken Loach, che racconta la guerra d’indipendenza irlandese (1919-21) e la successiva guerra civile (1922-23). Una pellicola che descrive le durezze di una oppressione: gli inglesi, usciti dalla prima guerra mondiale, che vogliono ancora mantenere il loro impero cominciando dai cugini irlandesi. Il film rimanda però continuamente a quello che succede nel nostro presente, in cui un altro impero cerca di attuare il “divide et impera”. Gli irlandesi, che all’inizio del film sono i ribelli che combattono gli inglesi, dopo l’indipendenza ottenuta giurando per la corona inglese, si uccidono tra fratelli come in tutte le guerre civili. Ieri irlandesi controllati dall’ipocrisia diplomatica dei britannici, oggi altri paesi insanguinati da lotte fratricide controllati da USA, Europa, ONU, NATO, ecc.

È la stessa cifra di Terra e libertà (1995), quella che Ken Loach ama ripetere. Il regista parteggia sempre per coloro che non si piegano ai compromessi, per i “puri e duri” che vogliono libertà e repubblica, socialismo e collettivismo, per quelli che prendono le armi, vengono infelicemente disarmati e pagano per tutti coloro che invece si sono adattati ai compromessi. Una parabola del potere che corrompe ed elimina chi vive di ideologie.

In questo film un dottorino (Cillian Murphy) lascia carriera e specializzazione e decide di combattere gli inglesi per vendicare un amico fraterno, poi nel vedere che con l’indipendenza nulla è cambiato della miseranda vita della sua gente (si muore di denutrizione e la nuova polizia si comporta come quella inglese) si immola come agnello sacrificale per il bene comune. Chi guida il plotone d’esecuzione è il fratello, che ha scelto -nell’ambiguità che regola tutte le guerre- di soffocare ogni anelito di libertà dopo essere arrivato al potere. Questo difficile discorso sembrerebbe poter avere poco seguito, invece il film ha vinto la Palma d’oro a Cannes ed è in programmazione in Italia da più di un mese. A dimostrazione che certi concetti universali sono ancora necessari per una umanità che quotidianamente perde pezzi di coscienza.

Anche se il tutto è inserito in un film con troppe discontinuità e ripetitività, erratico nel suo sviluppo, tanto cervello e poco pathos, e molta insistenza nelle scene crudeli. La cosa migliore che rimane, oltre le continue vite spezzate, è il paesaggio (fotografato dal bravo Barry Ackroyd), ma il vento che accarezza l’erba è quello stesso che rende brulla la natura e sempre più duri gli abitanti di quella terra insanguinata. Forse, nel suo anelito di parteggiare per gli estremisti rivoluzionari –perdenti- e di rendere tutto troppo duro e realistico, Ken Loach non ha considerato che a volte un attimo di umanità più sentita che ideologica, una trattativa più onesta può anche preparare un futuro meno violento. La guerra civile irlandese è durata politicamente fino agli anni ’80, frastagliandosi in piccole guerre di ceti e di religione ed è ideologicamente stata viva e crudele con le azioni dell’IRA e degli Orangisti. Poi, con il benessere portato dall’Unione Europea (che ha di fatto abolito i confini fra Regno d’Inghilterra e Repubblica d’Irlanda) molti dei conflitti e delle guerre si sono fortunatamente venuti smussando.

Il regista Ken Loach con l'operatore Barry Ackroyd
(Martedì 5 Dicembre 2006)
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