 Un film di Davide Ferrario La strada di Levi Viaggio della memoria nella nuova Europa
di Roberto Leggio  Ognuno può raggiungere la propria tregua. Per Primo Levi, fu il momento culminate del suo ritorno alla vita dopo i patimenti di Auschwitz e i dieci mesi di peregrinazioni in quella "nuova Europa" appena uscita dal secondo conflitto mondiale. Quel viaggio, quell'armistizio con se stesso, fu narrato dallo stesso nel romanzo La Tregua. Il racconto inizia con la sua liberazione avvenuta per mezzo dell'armata rossa il 27 gennaio 1945. Da quella data in poi, iniziò per Levi un viaggio tortuoso nel cuore dell'Europa fino a ritornare nella natia Torino. Sessant'anni dopo il regista Davide Ferrario e lo scrittore Marco Belpoliti, hanno intrapreso lo stesso viaggio, con l'intento di vedere (riscoprire?) cos'è veramente cambiato in quelle terre appartenute, dopo la guerra mondiale e la guerra fredda, all'ex impero sovietico. Il film ricostruisce l'avventura di Levi, ma ritrae allo stesso tempo, le condizioni dei moderni europei, visitando Chernobyl, raduni neo nazzisti e villaggi di poveri emigranti. La prima tappa inizia ovviamente da Auschwitz, dove gli autori, durante il sessantesimo della liberazione, si chiedono oggi quale sia il vero significato di "memoria". In compagnia del regista polacco Andrzej Waida visitano l'acciaieria di Nowa Huta, passano poi dalla vedova del cantautore ucraino Igor Bilozir, ucciso nel 2000 da giovani russofili per le sue caustiche canzoni popolari, visitano il gulag di Novograd- Voljinsky e la città fantasma di Prypiat, viaggiano in Moldavia su un autobus pieno di emigranti diretti in Italia, attraversano l' Ungheria e in Germania partecipano ad un meeting neo nazzista. Dopodichè arrivano in Austria e finalmente ritornano in Italia, con le parole di Mario Rigoni Stern, memoria umana e poetica di un passato che non dovrebbe essere dimenticato. Un film senza attori che è un apologo alle contraddizioni di questa nuova europa che stenta a raggiungere un'identità. Ma è anche una lucida presa di coscienza nei confronti dell'odierna tregua (la nostra) sospesa tra il crollo del muro di Berlino e l'11 settembre 2001.
giudizio:* * *

(Mercoledì 7 Febbraio 2007)
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