 Un thriller d'animazione di Satoshi Kon Paprika (Sognando un sogno) Il sogno come luogo d'indagine
di Samuele Luciano 
Marce trionfali di lampioni, tavoli e ogni genere di elettrodomestici che attraversano cantando la città. Uomini e bambole che si profondono in dialoghi non sense. Un abisso tenebroso che ingoia tutto. Sembra di essere in un sogno. No, è la realtà. O forse è un sogno. Chi scrive, pur non essendo esperto in materia, deve ammettere che un film d’animazione garantisce una iconografia spettacolare e la realizzazione di scene impossibili per un film dal vivo. Forse per questo il cartone animato risulta il più idoneo per un racconto onirico come quello di “Paprika, sognando un sogno”. Un film ambizioso che parla del sogno come luogo di indagine (tant’è che nella fattispecie il detective è l’avvenente psicoterapeuta Atsuko Chiba) dell’inconscio, sulle tracce di un terrorista che vuole usare appunto i sogni per plagiare le menti. Questo è possibile grazie alla scoperta del dott. Tokita, uno scienziato ingenuo quanto obeso, che inventa il DC Mini, un aggeggio applicato come un fermacapelli in testa ai dormienti che consente di poter guardare cosa si pensa durante il sonno da un monitor, come i “Bellissimi” di rete 4. Tokita crede che questo possa permettere agli uomini di condividere le cose più belle e invisibili che possediamo. Ma c’è sempre la figura di un potente, o di uno che si erge a tale, che ritiene obbligatorio esercitare un controllo sulle nuove conquiste scientifiche, in questo caso una supervisione dei sogni del mondo. Si tratta invece della gretta intenzione di impadronirsi dei sogni altrui in quanto non se ne possiede più di propri.

Inevitabile lo sconfinamento dell’irreale nella vita reale, che porterà i protagonisti allo scontro finale, ma soprattutto all’incontro caotico tra realtà e sogno, proprio come accade al cinema, che di fatti viene più volte citato. Tratto dal romanzo dello scrittore fantascientifico Yasutaka Tsutsui, il thriller si avvale della regia di Satoshi Kon (Tokyo Godfathers) e dello Studio di animazione Madhouse, che diversamente da altri grandi autori giapponesi optano per un disegno molto più antropomorfo dei personaggi e una raffigurazione delle scenografie verosimile fin nei minimi dettagli, tanto che certi fotogrammi sembrano vere e proprie fotografie. Uno spettacolo pirotecnico ed euforico con qualche momento di emozione intensa, come quando il burbero poliziotto Konakawa, dopo anni di repellenza per il cinema, compra un biglietto di un film per ragazzi. E’ lecito chiedersi tuttavia, in questa intricata matassa di immagini e di sensi del discorso, se per raccontare un tema complesso sia n necessaria una struttura complessa.
giudizio: * *

(Giovedì 14 Giugno 2007)
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