 Analizzata la figura del grande maestro Il segreto di Luigi Comencini In tavola rotonda alla Mostra del Nuovo Cinema di Pesaro
di Oriana Maerini  Pesaro. Esiste un Comencini segreto, un lato mai svelato e capito di questo grande maestro del cinema? Questa è la provocazione che ha lanciato oggi Adriano Aprà nel corso della tavola rotonda che si è svolta, al cinema Astra, alla presenza di un folto pubblico, nell’ambito della 43.ma Mostra internazionale del Nuovo Cinema. Il critico che per il festival ha curato il volume “Luigi Comencini il cinema e i film” ha sostenuto che uno dei grandi meriti di Comencini è stato quello di possedere un perfetto equilibrio fra arte e pubblico, fra un cinema personale e un cinema più commerciale. “La ricerca di questo complesso equilibrio – ha affermato Aprà ha impegnato il regista per tutto l’arco della sua vita e della sua opera. Dal 1978 in poi, quando aveva espletato la sua vena più commerciale, ovvero la sua missione verso il pubblico, Comencini si è potuto dedicare totalmente ad un cinema più personale, strettamente d’autore”. All’incontro hanno partecipato anche le figlie del regista Cristina e Paola che hanno testimoniato la loro idea personale ed intima sull’arte di Luigi Comencini. “Mi piace sentire parlare di mio padre da parte di critici che hanno analizzato a fondo la sua opera ma credo che la distinzioni in fasi della sua opera (critico, autore e regista) non sia corretta. – ha chiosato Cristina Comencini - Mio padre era un uomo molto colto e la cultura è la “carne” del suo cinema. Era una persona misteriosa e cercava la visione “finita”della verità. Con il suo cinema cercava sempre di dare carne alla vita attraverso le facce. In realtà quello che scriveva come critico contraddiceva il suo lavoro di regista. Non amava che i film esprimessero l’opinione del regista. Ma non per umiltà; non era una persona umile, al contrario credeva di essere un grande regista ma non voleva farlo vedere. Amava mettere la verità alla prova della vita.” Cristina ha poi affrontato il rapporto di Comencini con il pubblico smentendo il fatto che il regista di girasse film per meri fini commerciali: “Per mio padre il pubblico non era una massa astratta, non era solo l’incasso al botteghino. Il solo fatto che una persona con di scarsa cultura andasse a vedere un suo film rappresentava per lui una vittoria. Per questo amava la chiarezza del racconto unita ad un regia minuziosa che aveva la fissazione dei bordi dell’inquadratura”. La figlia ha inoltre svelato l’interrogativo iniziale dando un suo significato personale del segreto di Comencini: “La parte segreta del cinema di mio padre è rappresentata dal suo continuo stare nelle cose concrete con un tocco personale che esprimeva la sua arte”. Questo concetto è stato ribadito e confermato dal critico Patrizia Pistagnesi, autrice di un saggio sul regista di “Incompreso”: “Forse il segreto risiede nella nostra nostalgia e nell’ammirazione profonda verso quest’autore che sapeva esprimere tutta la sua cultura attraverso la rappresentazione di una realtà essenziale. Lui era in grado di trasferire in pellicola la trasformazione di un’epoca attraverso contenuti che ce la fanno apprezzare emotivamente anche oggi.” All’interno del convegno di oggi è stata anche data la notizia, da Adriano Aprà, di una mostra fotografica, all’interno del festival di Venezia, che raccoglierà tutti gli scatti del grande maestro amante della fotografia e dell’opera di Cartier-Bresson in particolare.
(Sabato 30 Giugno 2007)
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