 Steve Buscemi propone un remake del film di Van Gogh Interview Recitazione e regia ottime ma è difficile mantenere l'attenzione
di Samuele Luciano Pierre Peders, un giornalista che si occupa di politica, rinuncia amaramente ad un importante convegno a Washington perché il suo direttore gli assegna un’intervista ad una attricetta di Soap di nome Katia. Questa è l’incipit da cui si dipana la commedia girata la prima volta da Theo van Gogh, il regista brutalmente ucciso da un fondamentalista islamico nel 2004. Assieme a Inteview altri due film sono stati scelti da stars hollywoodiane per un totale di tre remake “newyorkesi”, in memoria del defunto quanto impopolare cineasta olandese. Il rifacimento di Interview è toccato all’eclettico Steve Buscemi, che offre al film, oltre che la regia, anche le sue doti attoriali, al fianco dell’altra protagonista, l’attricetta, interpretata da una sprintosa Sienna Miller. Il film è sostenuto per l’intera durata soprattutto dalla prova dei due protagonisti (i cambi scena si contano sulle dita di una sola mano) nell’unità di spazio e tempo: 80 minuti buoni di girato scorrono tutti nel loft di Katia, con tanto di dialoghi e primi piani. Difficile operazione quella di intessere un lungometraggio su una lunga chiacchierata tra due sconosciuti (uomo e donna) che passano poche ore della notte dentro una mansarda, eppure Van Gogh girò il film in appena 5 notti!

Buscemi, che ha lavorato con la stessa troupe del film originale, ha impiegato comunque pochissimi giorni per realizzare il film, proprio grazie al sistema di riprese usato dallo stesso Van Gogh: le tre telecamere. Una telecamera segue l’attore, l’altra segue l’attrice e la terza “master” inquadra i due insieme, così che gli attori possono recitare anche lunghe parti di copione e ricavare molto materiale in fase di montaggio per ottenere un buon prodotto in breve tempo. Molto furbo Buscemi a portare in tavola un piatto già pronto, che personalizza mettendoci la faccia (con le immancabili sfumature demoniache), senza aggiungere niente di rilevante come autore. Molto brava Sienna Miller, perfettamente adesa alla parte della diva fintamente dannata. Buona la sceneggiatura di Theodor Holman, con picchi di sarcasmo alternati a strapiombi di pathos. Ma non sempre l’attenzione rimane alta e malgrado sia vero che al giorno d’oggi ci si può conoscere, innamorarsi, amarsi e poi odiarsi nel giro di un quarto d’ora, narrativamente questo rapido avvicendarsi può provocare disorientamento più che divertimento.
giudizio: * *

(Venerdì 28 Marzo 2008)
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