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Delude il secondo incontro di Salvatores con Ammaniti

Comediocomanda

Attore rivelazione il quindicenne Alvaro Caleca


di Oriana Maerini


Gabriele Salvatores, dopo l’ottimo risultato di “Io non ho paura” riprova a trasporre sul grande schermo un un best seller di Niccolò Ammanniti. Lo fa con Come dio comanda (Premio Strega edito da Mondadori), un romanzo potente che è anche un bell'affresco sociale, di quasi cinquecento pagine, ma questa volta la regia ed il ritmo narrativo non convincono. Intendiamoci l'operazione è coraggiosa e per questo il regista ha scelto di condividerla con lo scrittore affidando a quest'ultimo il compito di scegliere il "taglio" narrativo della sceneggiatura (che ha alleggerito la storia di molti personaggi di contorno) ed il film è tecnicamente ineccepibile (anche grazie alla magistrale fotografia di Italo Petriccione e al montaggio di Massimo Fiocchi), ma il risultato lascia l'amaro in bocca perchè è privo di quel pathos di genere stile Stephen King che lo spettatore si aspetta di vedere al cinema in questo tipo di pellicole. Ottima la scelta degli attori, soprattutto quella del 15enne protagonista (Alvaro Caleca), faccia che sembra uscita da un film di Pasolini. Bravi anche Filippo Timi (nei panni del padre). Elio Germano nel ruolo del folle "quattro formaggi" sembra, invece, a tratti un po' troppo sopra le righe.


Il film si svolge nella in una provincia del "profondo nord": una landa desolata alle pendici di maestose montagne con case sparse, depositi di legna e centri commerciali. In questa cornice bella ed alienate vivono in modo molto precario Rino e Cristiano: un padre ed figlio che traggono la forza l'uno dall'altro, all'interno di un rapporto d’amore tragico e oscuro. Sono soli contro tutto e tutti ed hanno per amico solo un folle che costruisce presepi con materiale reciclato.
Salvatores punta tutto sul rapporto forte, totalizzante e malato fra padre e figlio esaltando i caratteri dei personaggi. Una scelta narrativa che non risulta totalmente vincente perchè appare a tratti troppo prevedibile. Altre volte assistiamo a veri e propi "buchi" di sceneggiatura (dopo la sparizione della ragazza nessuno sembra accorgersi della sua assenza fino al ritrovamento del cadavere). Sul piano tecnico da segnalare la lunga scena dentro al bosco (quasi mezz'ora) che rievoca le atmosfere di Seven per il buio costante e la pioggia incessante. Ma un film ben girato non equivale sempre ad buon film.

giudizio: * *


"Sono attratto dalle storie di Ammaniti"
Gabriele Salvatores
Il regista di "Mediterraneo" presenta il suo "Come Dio Comanda"



(Sabato 13 Dicembre 2008)


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