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La computer grafica tridimensionale

WALL-E, nuova frontiera dell'animazione

In margine ai successi di critica, oltre che di pubblico


di Pino Moroni


WALL-E è la prima storia di fantascienza prodotta in computer grafica tridimensionale, ed è un film di grande successo –anche di critica- realizzato dalla Pixar Animation Studios dopo Toy story (1995), Bug’s life (1998), Monsters & Co. (2001), Alla ricerca di Nemo (2003), Gli incredibili (2004) e Ratatouille (2007). Come per altre opere PIXAR il film è prodotto in associazione con la Walt Disney, che ne cura anche la distribuzione.

Il regista è Andrew Stanton, come per la maggior parte dei film PIXAR. WALL-E è un sollevatore terrestre di carichi di rifiuti, rimasto in solitudine per molti anni sulla terra, dopo che gli umani l’hanno abbandonata, a raccogliere ed impacchettare la spazzatura, collezionando per sé piccole cianfrusaglie. Un piccolo trattore arrugginito (come il numero 5 di Corto circuito di John Badham del 1986) con una testa alla E.T. (1982), che emette piccoli suoni meccanici, ma ha sviluppato sentimenti romantici attraverso la visione di una copia VHS del film musicale Hello Dolly (1969), dopo averlo recuperato tra la spazzatura.


Dallo spazio giunge EVE, un robot ricognitore di ultima generazione, che cerca presenze di vegetazione. Questo scopre che WALL-E tiene, tra i suoi tesori spazzatura, una piccola pianta. Il piccolo robot, dopo aver fatto la conoscenza della nuova arrivata, la seguirà nel viaggio con l’astronave Axiom, ad una grande stazione spaziale. Qui scoprirà che gli umani, non più sottoposti alla forza di gravità, sono diventati grassocci e flaccidi, stanno sempre seduti su seggiole volanti, a mangiare e divertirsi. WALL-E e EVE faranno di tutto per avvertirli che la Terra è di nuovo abitabile e per farli ritornare indietro.

Il film è molto poetico, sia nel rapporto tra i due robot, sia nella nostalgia di un mondo passato perduto, sia nella descrizione di un mondo futuro pigro ma pieno di benessere, felicità e tecnologia.


Film senza “cattivi” e pieno di citazioni, compreso l’occhio rosso del timone (mutuato da Hal 9000 di 2001 odissea nello spazio) che è solo il difensore del programma spaziale.

È un film avanzatissimo nella realizzazione digitale: WALL.E è realizzato dal vivo, con un modello veramente funzionante sul set.
Come per il precedente “Numero 5” di Corto circuito, l’architettura del robot prevede dei cingoli semimoventi, tramite i quali si sposta. Senza una vera faccia ha una espressività determinata dalle pupille dei suoi due sensori ottici. Braccia fatte di pistoni rientranti, senza gomiti e due mani a forma di piccoli scavatori.
Gli artisti concettuali e gli animatori della Pixar sono stati a scuola alla Nasa per capire i robot, e per studiare l’atrofia, effetto della mancanza di gravità sul corpo degli umani della stazione spaziale.


Il premio Oscar Ben Burtt (che ha lavorato tra l’altro con George Lucas per Star Wars, Indiana Jones ed E.T. ), è uno dei maggiori esperti di sonoro dell’industria cinematografica, e ha ideato l’espressiva gamma di voci dei robot.

La combinazione delle posture, assunte da WALL.E, del movimento del collo e delle ottiche della testa, emettendo solo suoni e rumori, hanno permesso al robot di ‘recitare’ tristezza, gioia, allegria, pensieri, eccetera.
Il robot EVE, più avanzato tecnologicamente, con testa e braccia aggraziate e arrotondate, scollegate dal torso, ha più elasticità che permette di conferire eleganza e femminilità ai movimenti.

Gli ambienti della Terra sono fatti di spettacolari fondali ad ampio respiro che sembrano filmati su pellicola più che in digitale. Una ripresa dinamica per esaltare le immagini di una città piena di residui di ferro e di mondezza. La luce sulla terra tiene conto di materiali sottoposti a diversi stati di usura.


Mentre gli interni dell’astronave e della stazione spaziale sono frutto di una ricerca di illuminazione realistica per creare ambienti lucidi e riflettenti, puliti e raffinati ed ottenere un effetto di futuribile tecnologico, gestito solo dalle macchine.
Tutte le simulazioni fluide sono servite per le scene dell’atmosfera terrestre, dello spazio con l’universo, pieno di stelle e nebulose, e per gli atterraggi.

Insieme al musical (pieno di colori, costumi e musiche), il “genere” dei film di animazione (con tecnologie di realizzazione particolarmente sofisticate) è oggi il tipo di spettacolo più richiesto dal grande pubblico cinematografico.
La novità è, in questo film, l’apprezzamento generale da parte della critica, ed il successo riscontrato anche presso il pubblico adulto.

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(Giovedì 5 Febbraio 2009)


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