Un viaggio nell’anno del consolidamento della Riforma Costituzionale in Venezuela. Un unico incontrastato protagonista, Hugo Rafael Chávez, e la sua martellante campagna elettorale del 2007 per la Riforma da lui voluta, atta a consolidare la Rivoluzione Bolivariana che ha contagiato tutto il continente sudamericano. Sei mesi di trasmissioni televisive, alle quali il presidente ricorre in maniera regolare e sistematica dal ’99, inserite in questo documentario di Silvia Luzi e Luca Bellino, che hanno cercato attraverso i montaggi da “Alò Presidente”, interviste e riprese inedite di Chávez e di varie situazioni “ai margini” del Venezuela, di restituire la realtà di un paese che come molti altri oggi sembra cercare una sua “terza via”, diversa dal modello nordamericano ora in crisi ma anche dai programmi per lo sviluppo dei paesi usciti dalle dittature socialiste. L’effetto della paura di “finire come Cuba”. I discorsi populistici di Chávez ricorderanno quelli accorati di Péron nella vicina Argentina, e come primo presidente meticcio nella storia del paese, il leader bolivariano incontra gli ostacoli di “resistenza al cambiamento” che richiamano il percorso di Obama negli USA. “Se vuoi sollevare una pietra grande, questa si oppone” – così Chávez rende il proprio tentativo di nazionalizzazione delle industrie e delle riserve di petrolio più grandi del mondo, per le quali il paese riceve le pressioni degli USA, il cui governo è definito come il primo terrorista. Una moneta a due facce però, il petrolio e la miseria, con cui il documentario gioca e mostra alternate. Accanto a una massa popolare addirittura lieta di guadagnare meno se il fatto si possa giustificare con la dicitura “Siamo nel processo” e che vede nel presidente un missionario mandato da Dio, liste di non-aderenti alla Riforma e movimenti studenteschi che di fronte alla mancanza d’acqua e di tubature, al soffocamento del pluralismo radiotelevisivo e un servizio sanitario totalmente dipendente da Cuba, definiscono Chávez addirittura una “manifestazione della miseria”. Lo slogan “Patria, Socialismo o Muerte!” inquieta : è davvero possibile una diversa gestione del potere nel panorama odierno?