 Il docu-film di Claudio Cipelletti su famiglie e mondo gay Due volte genitori Genitori, che fatica!
di Sandro Russo  | Titolo: Due volte genitori Durata: 96’ Regia e soggetto: Claudio Cipelletti Fotografia: Marco Gordon Montaggio: Claudio Cipelletti Musica originale: Christian Schmitz Consulenze psicologiche alla realizzazione e conduzione dei gruppi d’incontro: Lucia Bonuccelli e Francesco Pivetta
Un film prodotto a cura di Agedo (Ass. genitori e amici di omosessuali) con il finanziamento della Commissione Europea, nell’ambito del Progetto Daphne “Family Matters - Sostenere le famiglie per prevenire la violenza contro giovani gay e lesbiche”.
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Roma, 29 maggio - Bell’incontro, l’altra sera al Cinema Aquila, con il pubblico partecipe e motivato delle belle battaglie civili di un tempo, per la presentazione romana del docu-film di Claudio Cipelletti Due volte genitori. È un film che si rivolge a tutti, anzi, più che un film sull'omosessualità è un film sull'essere genitori: sono loro e tenere la scena e a rievocare le loro emozioni, dal momento in cui – in circostanze diverse - hanno saputo di avere un figlio/una figlia omosessuale.
Il film è strutturato in scene, a partire da alcuni luoghi comuni – e comune disinformazione - sull’omosessualità, ripresi ad una manifestazione di piazza o in uno scompartimento ferroviario e spingendosi poi nel vivo della materia con la presenza discreta della macchina da presa ad una delle riunioni dell’AGEDO, coordinate dalla psicologa del gruppo, in cui sono i genitori stessi a parlare. È questa la sostanza incandescente del docu-film: emozioni che sono quelle di persone vere alle prese con un problema più grande di loro, che li sovrasta fino ad annullarli.
Trapassano lo schermo, queste storie, drammatiche e tenere, a volte con risvolti comici, dosate con attenzione dal regista-sceneggiatore con la collaborazione degli psicologi dei gruppi. La rievocazione (con la sporadica presenza dei figli stessi), del momento del "coming out"; la presa di coscienza - dopo la concentrazione sul proprio dolore e sulla sensazione di aver fallito come genitori – del disagio dei figli. E la vittoria dell’amore. Se non li accettiamo noi, chi potrà mai accettarli, questi ragazzi fragili e fortissimi? Chi possono avere vicini e solidali, se non noi? E infine la maturazione degli stessi genitori. Davvero "genitori due volte", passati attraverso un’esperienza devastante, non richiesta né cercata, ma infine – dopo tanto tempo e pensieri e dolore - accettata e motivo di arricchimento. Una consapevolezza che non soltanto aiuta a capire la condizione del diverso – e perché diverso? - ma aiuta a capire se stessi.
Considerato dal punto di vista del documentario in sé, lo spettacolo è tecnicamente pregevole: ha ritmo, l’empatia che si stabilisce con le emozioni rappresentate appare poco o niente manipolata. Si apprezza la lucidità della struttura generale del documento e le persone sullo schermo diventano - quasi senza che lo spettatore se ne accorga - personaggi emblematici dei vari momenti del percorso di un genitore alle prese con il problema. Il valore aggiunto, durante la visione, è stata la presenza in sala accanto a me, di una mia amica "storica", mamma di due figli omosessuali - il papà, anche lui mio amico, è tra i genitori che si raccontano nel film. Se avessi avuto bisogno di un aggancio maggiore alle realtà che scorrevano sullo schermo, non avrei saputo immaginare niente di più toccante della voce di Anna che mi sottolineava all’orecchio con discrezione, i vari passaggi delle storie; i commenti sull’essere ancora “in sofferenza” come solo può dire qualcuno che di quegli stati d’animo ha vissuto tutti i risvolti, i pensieri più segreti e nascosti. Durante la discussione che ha seguito il film, nel foyer del cinema, il regista Cipelletti, la psicologa dei gruppi, la presidente dell’AGEDO e Franco Grillini, presidente onorario dell’Arci Gay rispondevano alle numerose domande e considerazioni di un pubblico variegato. Alcune su tutte: - il ruolo della chiesa cattolica nella questione gay - la situazione nei paesi a prevalente religione musulmana (c’era un testimone dall’Algeria tra il pubblico) - la battaglia per il passaggio in televisione - l’accesso al grande pubblico sembra non solo auspicabile, ma estremamente necessario, data la disinformazione imperante - come l’altro film di Cipelletti passato nelle scuole: “Nessuno uguale” (1998) sulle posizioni degli adolescenti riguardo alle scelte sessuali e alle diversità in generale.
Si chiude con le parole di Rita De Santis, anziana, agguerrita e umanissima presidente AGEDO: “Bisogna dire ai futuri genitori che potranno avere un figlio o una figlia e che il loro figlio o la loro figlia potrà essere eterosessuale o omosessuale. Perché quello che più fa paura è trovarsi soli, immersi nel silenzio e nell'ignoto”.
(Venerdì 29 Maggio 2009)
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