 Eccellente interpretazione di Edward Norton in un doppio ruolo Fratelli in erba Godibile commedia agro-dolce con eccessivi colpi di scena
di Oriana Maerini Basterebbe solo l'interpretazione di Edward Norton nel doppio ruolo di due gemelli identici nell'aspetto ma agli antipodi negli stili di vita, a compensare il costo del biglietto. Fratelli in erba è una commedia nera di valore che vira verso la tragedia shakespeariana. Narra la vicenda del riavvicinamento di due fratelli divisi dalle scelte individuali. Bill è scappato dall'aridità culturale della profonda provincia dell’Oklahoma ed è diventato uno stimato prof di filosofia che predica l’equilibrio socratico. Brady, invece, ha scelto di non lasciare il paese natio e di abbracciare la filosofia famigliare: vita sregolata e uso di droghe. Proprio il vizio di coltivare e spacciare l'erba lo metterà nei guai e, per risolvere la situazione, farà tornare a casa il fratello per usarlo come alibi. La forza e il limite de Fratelli in erba, di cui Norton è anche co-produttore, risiedono nella sceneggiatura. Il film ha un ritmo narrativo notevole e sprigiona grande ironia dai dialoghi e dalle situazioni surreali. Peccato che, verso il finale, spinga l'accelleratore sui colpi di scena troppo tragici e poco credibili. Così una gradevole commedia sul ritorno a casa del figliol prodigo si trasforma in un thriller sanguinolento che strizza l'occhio al cinema dei Coen. Peccato perchè il lavoro dell'attore-regista e co-produttore Tim Blake Nelson (recita il ruolo di Bolger) è davvero lodevole.

Non è facile, infatti, trovare una produzione indipendente che sappia mixare così bene humor, atmosfere dell'America rurale poco spesso descritta al cinema, violenza e filosofia. Ottima anche la direzione degli attori. Oltre alla performace di Norton che eccelle già dal primo fotogramma, e riesce a donare una recitazione di rara empatia, segnaliamo due cammei di valore: Susan Sarandon e Richard Dreyfuss. La prima calata, con grande equilibrio, nel ruolo della madre hippy che sceglie di andare a vivere in un ospizio ma non rinnega il suo passato neppure difronte alle accuse di Bill, il secondo nell'ottimo ruolo del boss ebreo Pugh Rothbaum sempre in bilico fra autoironia e retorica. Il finale un po' troppo scontato sdolcinato (il figliol prodigo trova l’amore di una dolce poetessa del luogo e rimane a casa con la mamma) fa a pugni con la violenza delle scene precedenti. Curiosità: nelle scene di doppio ruolo (Bill-.Brady) per utilizzare una luce controllata che creasse l'illusione ed evitasse le ombre è stata utilizzata una Red camera.
giudizio: * * 1/2

(Venerdì 17 Settembre 2010)
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