 "Il mio film non è un thriller ma una commedia" Rodrigo Cortés A Roma il talentuoso regista di "Buried"
di Oriana Maerini  Roma. Un grande futuro dietro le spalle. Questo si potrebbe dire di Rodrigo Cortés un giovane regista spagnolo che ha realizzato il cortometraggio più premiato della storia del cinema spagnolo e che ha fatto centro già con il suo secondo film. Il cineasta oggi è nella capitale per presentare il sul Buried – Sepolto, un incredibile thriller interamente girato in una bara, costato meno di 2 milioni di dollari e venduto in tutto il mondo. Il film che ha emozionato il pubblico e la critica del Sundance è in grado, a dispetto, dell'effetto castrofobico, di portare al cinema un grande pubblico. Idee chiare e molta grinta: questo è quello che traspare dalle parole di Cortés. A dimostrare che per fare un buon cinema a volte bastano solo un'idea vincente ed una ferrea volontà.
Com' è nata l'idea di un film così particolare? Dalla mente dello sceneggiatore Chris Sapling. Durante le riprese ogni giorno ero consapevole del fatto che stavo girando grazie a Chris.
E' stato facile trovare un produttore? No, gli Studios rispondevano che l'idea era bella ed originale ma il film era impossibile ed improducibile. Ho impiegato un anno a convincerli che avrei potuto realizzarlo. Mi dicevano che era un film da museo, una pellicola di nicchia. Per me non era così perchè la mia idea era di fare una sorta di Indiana Jones girato dentro una bara.
Come hai convinto Reynolds ad accettare il ruolo? . Mi era piaciuto in The Nines; avevo capito che lui è un attore in grado di dare emozioni incredibili con pochi gesti e con un timing perfetto per ogni tipo di registro. Solo Cary Grant possedeva un'abilità simile. Sulle prime Reynolds non voleva farlo perchè trovava la sceneggiatura bella ma irrealizzabile. Poi mi ha chiesto di vedere Concursante, la mia opera prima e si è convito che sarei riuscito a girarlo. Due giorni dopo ci visti a Los Angeles e ci siamo accordati dopo appena 20 minuti.
E' stato difficile dirigerlo in una condizione così particolare? No, è stato più stato difficile per lui! E' un bravo attore e quindi non è stato necessario parlargli troppo: lui capiva esattamente dove dovevamo arrivare. Per esempio per la scena in cui ride non gli ho dovuto spiegare che era un riso nervoso l'ha capito da solo. Lavorare con lui è come suonare uno stradivari.
Un ruolo anche fisicamente molto duro.... Si, per lui è stata durissima. Abbiamo girato solo in 17 giorni con 35 scene al giorno. Il film, a dispetto della sua claustrofobia, è molto fisico. Ryan è tornato a casa con escoriazioni sulla spalla, le dita bruciate dall'accendino, sabbia ovunque la pelle martoriata dal legno della bara. Ma un vantaggio l'ha avuto: gli è passata la claustrofobia!

Il regista dirige Reynolds in una scena del film
Perché definisce Buried una commedia? Se dico commedia tutti pensano all'Appartamento o a Fuori Orario, ma la commedia in realtà è saper sfruttare e maltrattare i personaggi così che il pubblico si possa divertire. Il mio film non è una linea ma un sali scendi continuo, come la commedia appunto.
Com'è riuscito a girare un film dentro una bara? Superando la logica! Per prima cosa ho dovuto abbandonare il buon senso e poi ho seguito tre regole: 1- mai pensare che sei costretto nello spazio angusto di una bara. Ho cercato di sentirmi libero di muovermi come volevo e mi sono concentrato sulla storia e sulle emozioni el film. 2 - Conseguentemente non ho rinunciato a nulla. Ho girato come come se fossi a New York o nella giungla usando tutti i mezzi tecnici che il cinema mette a disposizione. 3 - Ho risolto i problemi tecnici facendo costruire 7 bare per ottenere le varie angolazioni: una con parete mobile per spostarsi all'avanzare della cinepresa, una larga per la prospettiva, una rinforzata per le spinte di Ryan e per sostenere il peso della sabbia e una in grado di ruotare.
Non teme l'effetto claustrofobia per il pubblico? No perchè la sensazione di oppressione dura solo otto minuti. Dopo lo spettatore dimentica che il personaggio è chiuso in una bara e segue solo l'andamento della storia. Segue le emozioni e viene attratto alla suspance. Dalla visione di Buried si esce esausti come dopo aver visto un film d'avventura. Citando il maestro del brivido che adoro direi che ha il ritmo di Intrigo Internazionale in un contesto di Prigionieri dell'Oceano.
Vuole mandare un messaggio antimilitarista e a favore del popolo iracheno? No, ho le mie idee politiche ma non ho voluto mandare nessun messaggio attraverso il film. Ho usato lo sfondo polico come unl Mcguffin, unaa scusa per la trama. Il vero nemico è la mediocrità umana, la burocrazia, una sorta di commedia kafkiana.
Lei è già stato notato da Hollywood. Pensa che gli americani gireranno un remake del suo film? Buried è stato comprato in tutto il mondo non credo ci sia bisogno di un remake. Io potrei anche girare ad Hollywood, ma per me è solo un luogo come un altro. Il punto non è dove ma come e cosa vuoi girare.
Qual è la sua ossessione? Il controllo creativo. Se non lo hai non puoi realizzare un film come vorresti farlo. Quando ci sono troppe persone che ti correggono, limano e cambiano le tue idee tutto si snatura. A quel punto l'opera perde la sua personalità.
Progetti futuri Del prossimo film non voglio dire molto, ma è sul cervello umano, uno strumento che non è molto attendibile poiché mente!
(Mercoledì 6 Ottobre 2010)
Home Archivio  |