 la regista di "Into Paradiso", il film rivelazione di Venezia Paola Randi "Ecco la mia fiaba sulla coabitazione di culture diverse"
di Oriana Maerini Roma. Noi di Cinebazar ci sentiamo particolarmente orgogliosi dell'uscita in sala di Into Paradiso perché ne abbiamo condiviso, in qualche modo, la sua genesi. Fu la regista Paola Randi incontrata, nel 2006, in occasione del festival A corto di donne (dove presentò il bellissimo corto "La tecnica dell'ascensione) a raccontarci, con gli occhi pieni di gioia, del suo progetto di lungometraggio sulla realtà multietnica napoletana. Ci disse che non gli sembrava vero di aver trovato un produttore che aveva voglia di investire sul progetto di un film che raccontasse la convivenza armoniosa fra srilankesi e napoletani. Già da allora avevamo scomesso su questa giovane regista milanese carica di talento e di verve. Stamane l'abbiamo incontrata alla casa del Cinema in occasione della presentazione alla stampa di "Into Paradiso" il film rivelazione 67° Mostra del Cinema di Venezia, dove è stato presentato nella sezione Controcampo Italiano. Venerdì 11 febbraio la pellicola esce quasi in sordina nelle sale (appena in 30 copie) distribuita dall'istituto Luce.
Com'è nata l'idea di questa fiaba multietnica? Da un'immagine. Mi trovavo a Piazza Dante a Napoli e vidi in lontananza degli scugnizzi che giocavano a tennis quando dall'altra parte della piazza c'erano degli srilankesi elegantissimi che giocavano a cricket. Ho capito che quello era un'ottimo spunto per raccontare la convivenza fra culture diverse nella nostra realtà. Così ho trascorso quattro mesi a Napoli per le ricerche ed ho iniziato a scrivere il film.
Il tuo film lancia un messaggio di speranza... Si, pur partendo dalla realtà è un film che parla di un sogno. E' una favola in cui uno scienziato precario ed un giovane ex campione di cricket vincono la loro partita con la vita utilizzando il loro passato.
Parliamo di tecnica. Perché hai incluso nel film scene immaginifiche? Amo le scene immaginifiche che fanno parte della memoria emotiva di ognuno di noi. Confesso, inoltre, di essere una fan degli effetti in ripresa e quindi, nonostante il basso badget, ho pensato di introdurli nel film. La scena in cui Alfonso in cui rivive con in un set la scena del'incontro con i sicari è stata fatta solo con tre proiettori e quattro scatole! Anche la sequenza del sogno esotico in cui lo scienziato vive la love story è volutamente ironico e colorato.

Da dove nasce il tuo amore per Napoli? Provo che sia una metropoli stimolante; molto variegata e piena di contrasti che rappresenta in modo formidabile la realtà italiana. Non essendo napoletana mi sono avvalsa di un cast tecnico interamente locale che è stato in grado di trovare delle locations eccellenti. In particolare ero preoccupata, non tanto per la scelta del quartiere srilankese che è lo stesso della realtà (il rione Cavone ndr), ma per le location relative al covo dei camorristi. Alla fine abbiamo trovato un ex supermercato abbandonato della sede base NATO che era perfetto per l'idea che avevo in mente.
Come hai trovato Saman Anthony che interpreta il ruolo dell'ex campione di cricket? E' stato un lungo e faticoso lavoro di casting. Volevo un attore dello Skri Lanca ma che conoscesse bene la realtà italiana. Quando ho visto Saman che aveva presenza e talento ed aveva vissuto otto anni in Italia ho capito che era l'attore giusto per il mio film.
Cosa pensi delle difficoltà che incontrano le registe rispetto ai colleghi maschi?
Spesso le donne sono ancora costrette a scegliere fra lavoro e famiglia. Questo è inconcepibile ai nostri giorni. Oggi in Italia le donne che lavorano nello spettacolo solo solo il 7% e questo fa sì che una parte importante della creatività femminile vada perduta. Io mi batto per la parità di accesso a questo tipo di lavoro ed ho fondato un movimento che si chiama Maude con lo scopo di studiare la realtà e di promuovere l'accesso delle donne nei vari settori del mondo della spettacolo.
(Lunedì 31 Gennaio 2011)
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