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Rivisitazione della celebre favola in salsa romantica.

Cappuccetto rosso sangue

A dispetto del titolo Catherine Hardwicke punta sul sentimentalismo


di Mirko Lomuscio


Catherine Hardwicke propone, pensando ad un pubblico adolescenziale, una nuova versione cinematografica della nota favola di Perrault, ripresa dai fratelli Grimm che l'hanno addolcita con un lieto fine. Cappuccetto rosso sangue infatti, nonostante il titolo, è un lungometraggio che strizza l'occhio alla saga Twilights, il punto commerciale più alto della cinematografia adolescenziale di oggi, di cui la stessa regista ha diretto il primo capitolo. La vicenda è ambientata in un paesino scandinavo, di nome Daggerhorn, dove, grazie ad una maledizione; un lupo mannaro, affamato di carne, gira di notte tra le foreste in cerca di cibo, soprattutto umano. Stufi di tanta sofferenza per mano della bestia, gli abitanti del luogo decidono di dargli la caccia ed ucciderlo.
Ma le conseguenze porteranno ad un vero giro di intrighi che coinvolgeranno la vita della giovane Valerie (Amanda Seyfried), una bella ragazza contesa tra l’amato Peter (Shiloh Fernandez) e l’eternamente innamorato Henry (Max Irons). A darle man forte ci sarà anche il cacciatore di lupi mannari Padre Solomon (Gary Oldman).


La Hardwicke dona nuove impronte visibilmente patinate e innocue ad un film potenzialmente in grado di provocare molto spavento
L’intreccio che sta alla base di Cappuccetto rosso sangue avrebbe potuto far nascere qualcosa di più intrigante che un prodotto per adolescenti. La trama, infatti, non si discosta molto da opere del brivido come Unico indizio la luna piena o il recente Licantropia, ma purtroppo la regista si ricorda da dove arriva il suo tipo di narrazione e a chi è rivolto, gettando tutto alle ortiche e rendendo qualsiasi tipo di raccapriccio più accettabile.
Lo script di David Leslie Johnson (Orphan) viene svuotato da un utilizzo inappropriato della storia sentimentale tra Valerie e Peter ed il film non riesce neppure ad evitare un umorismo involontario che rende tutto meno accettabile.
Per non parlare poi delle parentesi romantiche che sono trattate con occhio da telenovela e svuotate di ogni limite di accettabilità per accontentare il pubblico adolescenziale.
Risuta azzeccata la scelta della Seyfried (Mamma mia!) per il ruolo della protagonista, mentre Oldman (Il cavaliere oscuro) riesce sempre a dare il suo giusto apporto come personaggio negativo. Fanno da sfondo, inoltre, i due bellimbusti Fernandez (Cadillac records) e Irons (figlio del celebre Jeremy), Virgina Madsen (Number 23), Lukas Haas (Witness-Il testimone) e Julie Christie (Away from her-Lontano da lei), quest’ultima nel famigerato ruolo della nonna.
Effetti speciali non degni di particolare lode dove, a fare scena, è soprattutto un lupo mannaro non molto distante da quelli visti in Twilight , ma di qualche spanna sopra più inquietante.
Se l'obbiettivo della regista era quello di sacrificare l'atmosfera horror a favore dei di qualche battito d’amore in più, allora il risultato è stato ottenuto. Ma sicuramente questo non è un pregio per chi si aspettava un prodotto a forti tinte gotiche.
Curisosità: a produrre è Leonardo Di Caprio.

giudizio: **



(Venerdì 22 Aprile 2011)


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