 Il creatore di Lost ed Alias omaggia Spelberg sul grande schermo Super 8 Un vivido ricordo degli anni ‘80 tra fantasy e teen-movie
di Paola Galgani C’è grande attesa per questo lungometraggio di J.J.Abrams, l’autore di serie culto e innovative come Alias, Lost, Felicity e dell’esplosivo Cloverfield. Il titolo del film richiama un passato da lui stesso vissuto: quando aveva 15 anni, infatti, il talento venne già a bussare alla sua porta suggerendogli di girare un corto in super 8, cosa che fece assieme a B.Burk, con cui poi fonderà la mitica casa di produzione Bad Robot. Il corto, proiettato ad un festival, attrasse l’attenzione nientemeno di Spielberg che, durante le riprese di E.T., chiese ai due ragazzi di restaurare e montare un suo vecchio corto super 8. Un legame leggendario durato fino all’età adulta, dato che per questo film Spielberg è non solo produttore (come incoraggiamento è andato varie volte sul set) ma anche ispiratore di una storia e di un’atmosfera sfacciatamente in stile E.T. Anche qui, infatti, protagonisti sono dei ragazzini, ma alle soglie dell’adolescenza; tra loro c’è Joe, che ha da poco perso la mamma. Il ragazzo concentra tutta la sua passione nelle riprese di un corto di fantascienza; il regista coinvolge la più carina della scuola, per cui tutti hanno una cotta ma che stringe un legame intenso soprattutto con Joe, nonostante i loro padri si detestino. Mentre il gruppo gira accanto a dei binari, il treno deraglia lasciando fuoriuscire un incredibile contenuto…e nella vicenda è coinvolto il loro professore di fisica. Catapultati tra realtà e finzione, i nostri iniziano ad investigare su cosa che le autorità tengano nascosto, arrivando per primi ad un’incredibile scoperta che porterà il caos ma anche qualcosa di buono nelle loro vite…

Un extraterrestre con cui si può dialogare vi ricorda qualcosa? Ebbene, meglio cancellare E.T dalla mente durante la visione, o si rischia di concentrarsi sui ripetuti omaggi allo stesso, dalle luci alla bicicletta (che è anche logo della casa di produzione), gustandosi meno la ben ricostruita atmosfera vintage. Non ripensate nemmeno a La guerra dei mondi né a teen movie come Stand by me, ma piuttosto alla vostra adolescenza passata negli anni ’80 (per chi c’era), alla voglia ingenua di cinema e ai sogni di allora: così soltanto vi immergerete in questo strano miscuglio tra il fantascientifico e l’intimistico-adolescenziale. Il super 8 (un formato di pellicola soggetto di un film...quale migliore prova dell’ amore per il cinema?), registra assieme la realtà spaventosa e i ricordi del passato, facendosi trait d’union tra i due generi. Da una parte, dunque, il mistero che avanza e l’apocalissi che incombe, dall’altra la delicata situazione di Joe, che ha bisogno di superare il lutto e di sentirsi di nuovo “guardato” come faceva sua madre. Riuscirà in entrambe le cose nell’ultima scena, quando appare lampante l’intento metaforico del “Monstrum”, che catalizza il dolore come un masso nell’anima scagliato via lontano. Chi conosce Abrams sa che nelle sue costruzioni tutto è allusivo o geometrico come i misteriosi cubi di Rubick bianchi E questo lo differenzia molto dal suo maestro Spielberg, da cui lo distanzia anche la presenza femminile, che nel film, che parla anche di amicizia, ha una certa importanza. Dal punto di vista tecnico, l’effetto più insistente è una strana striscia di luce blu, che negli USA è stata molto criticata: anch’essa è un omaggio ai colori di E.T., magari usata con troppa disinvoltura ma in perfetto accordo con la fotografia che predilige i toni scuri, sia per la notte, sia per mostro, sia per la stanzetta di Joe dove si svolge una delle scene più semplici e più belle. Non uscite prima dei titoli di coda, che concludono l’operazione nostalgia con il rifacimento del vero super 8 … Insomma, un film da non perdere, intenso nella sua apparenza fantascientifica e pieno di passione per il cinema, per l’infanzia e per il nostro sguardo di allora.
Giudizio: *** 1\2

http://www.super8-movie.com
(Venerdì 2 Settembre 2011)
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