 Film che chiude la trilogia iniziata da Besson nel 2001 Arthur e la guerra dei due mondi Ambientazioni anni 60 ed atmosfer rock per il terzo capitolo
di Oriana Maerini Dopo dieci anni siamo arrivati alla fine delle avventure di Arthur il ragazzo, creato dalla fantasia di Luc Besson (ha scritto quattro romanzi per ragazzi) che vive nel mondo dei Minimei. Una saga di grande successo (più di 10 milioni di biglietti venduto solo in Francia!) con la quale il regista francese ha voluto lanciare una sfida all'animazione made in USA. Oltre 700 persone sono state coinvolte in questa trilogia oltre ad un numero imprecisato di effetti visivi, fra cui l'interazione del digitale con il live action. Il team tecnico diretto da Pierre Buffin e Stephane Naze ha utilizzato anche in quest'ultimo film il BUF, un impianto di effetti specialii che ha focalizzato l'attenzione sulla composizione. Arthur e la guerra dei due mondi rappresenta, infatti, rispetto al pilota, un film con effetti visivi più realistici, soprattutto nella scena finale. In particolare la sfida più grande di quest'ultimo episodioo è stata quella di animare con suggetto personaggi immaginari in un contesto di live-action. Il risultato raggiunto è ottimo. Ma la straordinarietà degli effetti visivi è solo uno dei meriti di questo film che possiede anche un ottimo l'intreccio narrativo imbastito dal regista insieme a Céline Garcia Qui, infatti, viene ribaltato il rapporto tra realtà e fantasia. La vicenda parte dalla trasformazione del malvagio Maltazard che, grazie all'influsso di un raggio di luna, è diventato un gigante di oltre due metri e si è trasferito in una cittadina del Connecticut per distruggerla e dominare forse l'umanità intera. A sua volta Arthur dovrà risalire dal mondo dei Minimei per tentare di fermarlo con l'aiuto dei suoi piccoli amici Sélénia e Bétamèche.

Besson dimostra di saper realizzare, senza l'uso di un debordante 3D sepre più spesso abusato nel cinema fantasy e non solo, un ottimo prodotto di intrattenimento che coniuga effetti speciali e ambientazione tradizionale. Lo scambio fra il mondo sotterraneo dei Minimei e la vita degli umani sulla terra è armonico e quasi naturale grazie anche all'ambientazione casalinga in cui si svolge la quasi totalità della pellicola. Quello che più piace di questo ultimo capitolo è lo stile vintage anni 60 con il quale viene proposta la cittadina di Daisy Town ricostruita con un set di oltre 40.000 metri quadrati, nella campagna normanna. Per le atmosfere pastello e i costumi ci si è ispirati ad autori del naturalismo americano come Norman Rockwell ed Edward Hopper. L'avvento della mostruosità impersonificata dal mostruoso Maltazard e dall'invasione delle zanzare giganti, sono un richiamo al genere della fantascienza d'epoca che non dispiace. Particolare inoltre, l'atmosfera rock'n'roll decretata da trasformazione di personaggi come Darkos che, con le sue imbottiture armate a spalla ed il suo elmo appuntito assomiglia ad un guerriero punk. Maltazard, grazie al suo cappello a cilindro ed il mandello nero, è ispirato, invece, a Mandrake il mago, un personaggio dei fumetti anni '50 e '60 creato da Lee Falk. Non è un caso che Besson, per il doppiaggio in lingua inglese di Maltazard abbia voluto una leggenda del rock che risponde al nome di Lou Reed, cantante dei Velvet Underground. Bravissimi anche gli attori in carne ed ossa che intepretano la strampalata ma unita famiglia di Arthur: Mia Farrow, Richard William Davis, Penelope Ann Balfour e Robert Stanton. Insomma il cartoon natalizio made in France è divertissement dallo stile europeo creato non solo per i più piccoli ma per l'intera famiglia e rappresenta un'alternativa valida allo strapotere dell'aminazione americana che arriva in massa, come ogni anno, sugli schermi italiani con prodotti non sempre riusciti.
giudizio: **

(Sabato 24 Dicembre 2011)
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