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Qui non è il paradiso

Razzabastarda

Debutto in "nero" fumo per Alessandro Gassman


di Roberto Leggio


Roman è un romeno emigrato trent’anni fa in Italia con la madre è un panino alla maionese. E’ un fervente devoto della Madonna Nera, icona alla quale ogni giorno prega un futuro migliore per il figlio Nicu, il quale vorrebbe cancellare le proprie origini. Per garantire uno straccio di vita dignitosa per se e per suo figlio, Roman, con il bene placito di un avvocato, spaccia cocaina nelle periferie degradate della capitale, cercando di tenere Nicu lontano dalla malavita e dalle facili tentazioni. Ma il destino si affaccia diverso, in quanto il ragazzo, si lega ad un tossicodipendente che lo convince a sfidare l’ideologia del padre, comprando e rivendendo droga ad un “professore” dalla faccia sporca. La deflagrazione dei sentimenti, mineranno per sempre le vite di entrambi scaraventandoli in un destino già scritto.


Alessandro Gassman debutta dietro la macchina da presa con un film solido, in bianco e nero forse troppo fumoso. Tratto dalla piece teatrale Roman ed il suo cucciolo che il regista attore ha interpretato con verve negli ultimi due anni, trasla latini ai romeni, in un film quasi senza colori come le speranze che legano un padre ad un figlio. Il degrado è il punto nodale di una pellicola che racconta droga, destini familiari, mondi alla malora e sogni di integrazione. Gassman si muove bene in questa barca allo sbando (le periferie romane) dove la sopravvivenza è una necessità animale, giocando però un po’ troppo con l’estetica visiva mascherando le zone grigie con un nero imperante, dove il riscatto sociale è solo un ipotesi. Teatro dell’anima dai toni freddi e cupi, pulp nostrano recitato in un “romeno-italianizzato”, rendono Razzabastarda (in un unico vocabolo) una favola malata con troppi stereotipi per una redenzione impossibile.

Giudizio: ***



(Giovedì 18 Aprile 2013)


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