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Gli zombies come metafora socio-politica di un mondo a rotoli

World War Z

Brad Pitt protagonista assoluto in un disaster movie macchiato di horror


di Roberto Leggio


C'è qualcosa di nuovo tra gli zombies. Gerry Lane si è fatto le ossa come impiegato d'azione per l'Onu, in paesi in guerra perenne. Così per stare più vicino alla famiglia e fare finalmente da papà ai suoi figli, si è ritirato a vita domestica abbandonando il pericolo e appendendo al chiodo gli scarponi d'avventura. Una mattina come tante altre, mentre sta portando a scuola i pargoli e la moglie al lavoro, resta imbottigliato nel traffico mentre sulle loro teste volteggiano elicotteri in assetto di guerra. Il tempo di capire che qualcosa non quadra, che subito si scatena il panico. Uomini, come bestie feroci, si avventano su altri uomini azzannandoli e trasformandoli in pochi secondi in belve assetate di sangue. Nel fuggi fuggi generale Gerry viene raggiunto da una telefonata che gli impone di tornare in servizio per trovare il paziente zero di un'epidemia che si allarga a macchia d'olio, ingoiando tutta la civiltà, sovvertendo gli ordini istituzionali. Inizia così la sua disperata corsa contro il tempo, in mondo ridotto ormai agli sgoccioli.


Mettiamo da parte l'apatia degli zombies di Romero e prepariamoci a vedere schizzare dallo schermo (purtroppo il film è in 3D) i velocissimi morti-viventi di Marc Foster. Ma non è la sola rivoluzione di questa nuova versione di un genere in perenne mutazione (i prodromi gli avevamo visti in 28 Giorni dopo e nel remake dei morti viventi di Zack Snyder); gli zombies di oggi hanno un udito finissimo, possono accatastarsi a migliaia come uno sciame distruttivo e se non vengono “provocati” sono lenti e dormienti. In pratica incarnano tutta l'animalità dei predatori. Quasi una summa di quella parte nascosta (ed intrinseca) della barbarie umana. Si, perché oltre la pandemia, il virus e l'orda dei morti viventi che in pochissimi giorni fagocitano la società civile, il film è una lampante metafora sociopolitica di un mondo ammalato e zeppo di contraddizioni (il muro costruito attorno a Gerusalemme serve per arginare la piaga e accogliere tutti, arabi compresi... peccato però che sarà destinato a cadere presto). Questo è molto altro ne fanno un film fin troppo plausibile e sebbene il contesto fantascientifico in cui si muove la storia potrebbe essere reale). La messa in scena è davvero inquietante (sebbene non faccia uso di sangue a profusione) dove l'agire di un uomo solo diventa lo scopo dell'umanità intera di frenare l'orrore che ci circonda. L'idea di base è tratto dall'istant-book di Max Brooks (figlio di Mel), che ha costruito la storia attraverso le interviste e gli aneddoti di diversi personaggi sopravvissuti alla pestilenza causata dagli zombies. Di quello ne è rimasto ben poco (in fondo siamo in blockbuster), così come il finale che è totalmente diverso. Ma se così non fosse... non ci sarebbe posto per un eventuale sequel. Gli zombies in fondo ci piacciono sempre!

Giudizio: ***






Un FDZA, classico blockbuster estivo.
World War Z
Foster cambia il modo di vedere gli zombie,



(Mercoledì 26 Giugno 2013)


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