 Film visivamente affascinante ma rarefatto nel ritmo del regista Denis Villeneuve Sicario Benicio Del Toro nei panni del sicario vendicatore
di Oriana Maerini Abbiamo già visto Benicio Del Toro impegnato nel tema del narcotraffico e cartelli sudamericani della droga in Le Belve di Oliver Stone ma in Sicario diretto da Denis Villeneuve è un misterioso killer mercenario dei tutori dell'ordine statunitense che persegue, però, un suo obbiettivo preciso. Il film è ambientato in uno scenario infernale: il confine tra Stati Uniti e Messico, dove la legge non conta e la violenza fra bande di narcotrafficanti sparge fiumi di sangue. Qui arriva una task force del governo americano per la lotta alla droga per compiere una missione speciale. Al gruppo viene arruolata, volontaria anche Kate (Emily Blunt), un’agente dell’FBI giovane e idealista guidata da un ambiguo agente (Josh Brolin) con l'ausilio di un consulente esperto della zona (Benicio Del Toro)

Il regista canadese Denis Villeneuve che è al suo settimo lungometraggio e vanta pellicole pluripremiate (fra cui Prisoners con Hugh Jackman e Jake Gyllenhaal) mette in scena un film visivamente molto affascinante grazie all'opera di un eccellente direttore alla fotografia Roger Deakins (12 nomination agli Oscar) che ipnotizza con la luce abbagliante del deserto messicano lo spettatore trasportandolo in uno scenario dove polvere e sangue dominano il paesaggio. (quasi tutto il film ha una fotografia quasi sovraesposta). Ad una regia impeccabile ed a tratti ardita si aggiunge una sceneggiatura complessa perché svela a mana a mano le vere ragioni della missione e della coptazione del personaggio femminile che serve da copertura. La psicologia di Emily, quasi sopraffatta dagli eventi che vive passivamente, sembra rispecchiare l'ingenuità della gente comune che crede ancora in valori di fedeltà agli ideali. L'unica pecca del film è la mancanza di ritmo soprattutto nella prima parte dove, nonostante, gli scenari insanguinati l'azione sembra latitare per poi raggiungere un sferzata sul finale dove si innesta il motivo della vendetta personale del sicario Del Toro. Sullo sfondo un'umanità abituata a convivere passivamente con il terrore (indicativa la scena dell'agguato in autostrada) ma che sogna una vita normale (il bambino che gioca su un campo di calcio dove arrivano gli spari delle varie bande di narcotrafficanti in lotta fra loro.
giudizio ** 1/2

(Venerdì 25 Settembre 2015)
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