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Baby Killer tra i vicoli di Napoli

Robinù

La paranza dei bambini


di Roberto Leggio


Sono giovanissimi, non parlano italiano, sono strafottenti, sono rinchiusi nel carcere di Ariola. Sono i baby killer della Camorra di una Napoli sempre più sola e dimenticata. “Vivi tutto oggi, che poi ti becchi 20 anni e poi avrai tutta la vita davanti!” Il pensiero lucido è quella della ordinaria quotidianità della paranza dei bambini di Gomorra. Adolescenti che a 15 o 16 anni hanno già visto tutto: droga, pistole, Kalasnikov, sangue, omicidi, sopraffazione verso gli altri. Anime del degrado urbano di Napoli, città aliena a se stessa, dove la prepotenza e l'ignoranza fanno da padrone; queste piccole macchine di morte sono l'esercito della criminalità organizzata, che fugge dalla scuola, parla solo dialetto stretto e rincorre il modo più veloce per acquisire carisma, avere telefonini sempre di ultima generazione e soldi in tasca da spendere subito. Spesso in droga o sesso.


Robinù è un documentario lucido, feroce ed inquietante raccontato dalla voce di questi piccoli boss, bruciati dalla vita di quartiere così in fretta che già a 20 anni sono entrati e usciti dalla galera centinaia di volte e a 30 anni, con molta probabilità, finiranno morti ammazzati. Le loro parole sono un pugno allo stomaco alla società civile che spesso è costretta a subire umiliazioni e a quelle istituzioni che li ha abbandonati all'inferno sulla Terra. Uno sguardo lucido, privo di pentimento che coinvolge anche i familiari, in parte piccoli criminali anch'essi, destinati a non capire e a soffrire per il destino senza sbocchi di questi ragazzi carne da macello di Gomorra, sempre più feroce e tentacolare. Michele Santoro, senza fronzoli è stato bravo a ideare e dirigere un lavoro che toglie il fiato e che mette nero su bianco sulla realtà degradata di Napoli. Un film necessario, senza speranza, da vedere assolutamente.

Giudizio ***




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(Giovedì 8 Settembre 2016)


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