 Dal finestrino “le vite degli altri” La ragazza del treno Vacuo thriller dalla parte delle donne
di Roberto Leggio Le vite degli altri sono sempre più verdi.... Rachel viaggia tutti in giorni in treno per recarsi al lavoro. Devastata nei sentimenti dopo il divorzio e il tradimento dell'ex marito è una imperterrita alcolista che dal finestrino del mezzo in corsa, osserva le vite luminose” degli altri, tutte perfette e indissolubili. Il suo sguardo è soprattutto rivolto su Megan e Scott Hipwell, coppia per lei “ideale” fino a quando, una mattina, vede qualcosa che non “quadra” con l'idiliaca situazione. Anche perché da li a poco Megan scompare nel nulla. Da quel momento Rachel si trova improvvisamente coinvolta in un intricato mistero che porterà a galla una verità sconcertante.

Sopravvalutato best seller per pendolari (15 milioni di copie in tutto il mondo), corre sui binari del thriller, con al centro una alcolizzata distrutta dall'amore che osserva dal finestrino del treno le “vite degli altri”, immaginando relazioni felici ed esistenze “perfette”. Che poi tanto prefette non sono. Come il romanzo di base di Paula Hawkins (ex desperate journalist per il Times), il film di Tate Taylor, si immerge da subito in uno sguardo al “femminile”; ma più della parola scritta si evince una serie interminabile di cliché: maschi “macho” un po' stronzi che non sanno tenere “l'attributo” tra le mutande e donne vittime “bellocce”, un po' idiote, perenni prede con un'innaturale desiderio di maternità. Senza tanti sussulti, chi ha letto il libro lo sa, la scomparsa della “donna perfetta” è legata ad un vuoto di “memoria” della protagonista, tanto ubriaca quanto alla ricerca di serenità in una vita scompaginata piena di menzogne e false (e alterate) verità. Lente deformante di vessazioni che portano a cronache recenti di femminicidi, il film regge in parte il confronto con il romanzo, in quanto nonostante alcune sfaldature nella sceneggiatura (comprese delle soluzioni che provocano comicità involontaria) si nutre degli stilemi del “giallo” concentrando le “illuminati” confessioni delle donne in causa che solo alla fine faranno complici di “sorellanza”. Sebbene ben recitato da Emily Blunt (più bella ed in forma della Rechel di “carta”), la forma e la sostanza del film resta vacua e vagante (e anche un po' inutile) per “pendolari” senza tante pretese.
Giudizio **

Clicca "MI PIACE" su Facebook
Se ti è piacuto l'articolo, fallo sapere all'autore: clicca "Mi PIACE" e aggiungi i tuoi commenti sulla pagina Facebook di Cinebazar.

(Giovedì 27 Ottobre 2016)
Home Recensioni  |