 Uno stato nello stato ai tempi della Guerra di Secessione Free State of Jones “Nascita” utopica di una nazione multietnica e razziale
di Roberto Leggio Dal sangue di bianchi e neri l’utopia di uno “stato” libero. 1863. In piena guerra di Secessione il contadino Newt Knight fa il barelliere per conto dei Confederati. Nelle retrovie osserva la carneficina che si compie sotto i suoi occhi, cercando quando è possibile di salvare i più poveri dalla morte certa. Quando il suo giovane nipote viene ucciso in combattimento, decide di disertare e tornare nella contea di Jones, con l’intento di ribellarsi a qualsiasi causa. Con l’aiuto di un gruppo di schiavi liberati e agricoltori, iniziò una guerra personale contro l’esercito confederato, con l’intento di creare uno stato nello stato libero dalle sopraffazioni militari. Celebrato e vilipeso Knigth fece nascere la prima comunità multirazziale e multietnica tra le paludi del Mississippi. E anche lo strascico dalle sue nozze con l’ex schiava Rachel compromise il futuro del suo pronipote, che nel 1948 si vide mettere sotto processo in quanto considerato meticcio e non meritevole di sposarsi con una ragazza bianca.

Nei giorni del massacro della prima guerra moderna, quella guerra di Secessione americana che tra morti e feriti fece più di un milione di vittime; da qualche parte nel Mississippi un uomo, tale Newt Knight, stanco di tanto sangue e soprusi “militari e governativi”, decise di ribellarsi al “sistema” e istituire una propria e libera Repubblica, in un “proprio” Stato. Una vera utopia in un paese nato fin dai suoi albori nel sangue. Lo Stato libero di Jones (dalla località dove accaddero veramente i fatti) è il sogno non solo di un uomo, ma anche di un gruppo di persone del sud schiavista e secessionista che andando persino contro le proprie ideologie cercarono di creare un “mondo” multirazziale e multietnico, libere di gestire le proprie risorse e la propria forza di volontà. Un ideale incredibile in un paese allora e adesso non ancora pacificato. Il film di Gary Ross, anche se con molte licenze romanzate, è disallineato con l’America del futuro Trump, che si prevede isolazionista e molto probabilmente razzista, pensando che molti voti sono giunti dal Sud irriducibile, dove ancora aleggia l'odio del Ku Klux Klan. Una storia vecchia che anticipa il presente di un’America che dopo Obama sembra aver perso le sue radici libertarie. Ma forse la realtà è molto più in la di quanto non sembri a prima vista. Con una regia rigorosa e senza retorica, Gary Ross ripropone il fratricidio di una Nazione come non si era mai visto sullo schermo, mettendo nelle mani e nel volto ormai maturo di Matthew McConaughey, lo spirito di libertà di una comunità che fu la prima di razza mista del dopoguerra. Anche se a causa di quel connubio tra bianchi e neri schiavi liberati, la genia di Newt Knight si ritrovò a pagare il prezzo del meticciato ben 85 anni dopo il grido di libertà del suo progenitore. Rigurgito insanabile di una nazione dalle molte asperità. Rigido nella sua impeccabile ricostruzione formale, perde però a volte il ritmo per le troppe vicende raccontate, diventando un mezzo capolavoro di intenti, sebbene potrebbe candidarsi ai futuri Oscar. Magari non lodevole come si dovrebbe, merita però una visione. In quanto conoscere il passato del paese delle grandi possibilità è un modo per capire il presente di una democrazia totale ma densa di contraddizioni.
Giudizio ***

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(Giovedì 1 Dicembre 2016)
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