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Il genere cinese di duelli e magie

Wuxia e Xia

Guerrieri e capitani di ventura nel medioevo orientale


di Piero Nussio


La tigre e il dragone


La parola cinese wuxia è composta di due caratteri. Il primo carattere, wu si riferisce a significati che hanno a che fare con le arti marziali, la guerra ed i militari. Il secondo carattere, xia si riferisce alle persone e più o meno si può tradurre come “cavaliere”. Quindi il genere wuxia si può tradurre come “genere marziale-cavalleresco”, oppure anche con la locuzione inglese “swords and sorcery” (magia e cavalleria, le leggende di Merlino e re Artù).

Le traduzioni proposte per la parola xia sono: spadaccino, avventuriero, soldato di ventura, guerriero, cavaliere errante. Ma, come molti fenomeni legati allo sviluppo storico di un particolare luogo, è difficile renderne il senso secondo la storia di altri luoghi: di certo l’abilità nel combattimento era una delle caratteristiche principali dello xia.
Gli xia facevano di rado i soldati in eserciti organizzati, si applicavano soprattutto al combattimento diretto ed erano dunque più simili ai duellanti rinascimentali che non ai cavalieri medioevali.
Inoltre, a differenza dei cavalieri occidentali, che potevano essere solo degli aristocratici, lo xia poteva anche venire da umili origini. Nonostante la provenienza dalle classi povere, il profitto personale non era mai l’unico obbiettivo dello xia, che era guidato anche da un suo personale senso dell’onore e della giustizia.

Hero


Lo xia, oltre le capacità marziali, doveva dunque possedere un suo codice morale di condotta, e questo lo distingueva da banditi e fuorilegge che usavano la forza e le capacità di combattimento solo per ottenere guadagni personali, senza altri scrupoli.
Lo xia aderiva ai principi di lealtà, reciprocità, e dovere. L’onorabilità personale era la sua massima aspirazione. Sima Qian scrive: “È onesto nel parlare, risoluto nell’agire, mantiene la promessa data, non teme di offrire la sua stessa vita per liberare il giusto dai pericoli.

Otto sono le sue caratteristiche: altruismo, giustizia, individualismo, lealtà, coraggio, sincerità, disprezzo per la ricchezza e desiderio di gloria.
Eccetto l’individualismo, queste sono le caratteristiche del gentiluomo confuciano (junzi); il disprezzo per la ricchezza deriva dal disprezzo dei cinesi del nord (Pechino) per i mercanti del sud.
Fra le caratteristiche negative della figura dello xia c’era il trascurare gli obblighi verso la famiglia d’origine, ignorare le convenzioni sociali ed avere scarso rispetto per l’autorità.
Lo xia era individualista ed essenzialmente ribelle a regole e convenzioni e basava la sua vita sulle capacità di combattente.

La tigre e il dragone


Un po' di storia

La dinastia Zhou, che regnò dal 1027 a.C. fino al 221 d.C. fu una delle più durature dinastie cinesi e caratterizzò l’ultima parte dell’età d’oro dell’antichità.
Il sistema politico Zhou era semi-feudale con feudatari potenti sparsi per il territorio e legati al sovrano centrale. Ma nel 771 a.C. la capitale Zhou fu saccheggiata dai barbari ed il regno trasferito a Luoyang, iniziando il periodo della dinastia Zhou dell’Est.
Il potere centrale declinò e perse consistenza: nel periodo “Primavera e Autunno” (Chun Qiu) il potere si iniziò a fondare degli shi, la classe guerriera della nobiltà bassa, più fedele all’impero centrale. Nel successivo periodo degli “Stati Combattenti” (Zhan Guo) le guerre fra feudatari divennero grandi scontri fra eserciti di soldati coscritti, contadini gestiti ed inquadrati da ufficiali shi.
Le guerre distruggevano stati ed eserciti, e gli shi sconfitti andavano ad ingrossare quel forte nucleo di sbandati e cavalieri di ventura che dette poi origine agli xia.

Quando poi la dinastia Qin riunificò la Cina, il governo Qin abolì gli xia, classificandoli in base alla teoria confuciana dei “cinque parassiti della società”. Gli xia rimasero comunque, ma divennero soprattutto dei capitani di ventura locali, o spesso dei caporioni di camorre.
Con la dinastia Ming tornarono alla luce. Gli xia di quest'epoca erano dei combattenti che venivano dalla scuola di Shaolin per contrastare la tirannide Manchu. Erano monaci, fuorilegge e membri della lega anti-Qing Hong.
Da questi monaci combattenti, dalla lotta fra le dinastie Ming e Qin, da ulteriori conflitti e divisioni, derivò poi quella fioritura di mafie e sette segrete che ancora oggi caratterizza la Cina.

Hero


Il genere wuxia

Il genere dei film wuxia deriva dal genere letterario moderno wuxia.
Questo si originò nei romanzi (chuanqi) della dinastia Tang, che già contenevano molte caratteristiche wuxia: magia, eventi soprannaturali e desiderio di vendetta).
Un’altra fonte d’origine sono i racconti (huaben) dei cantastorie della dinastia Song: racconti di fatti strani, di omicidi e di eroismi guerreschi. Il romanzo wuxia sorse comunque durante le dinastie Ming e Qing, e si è conservato con le sue regole di genere fino ai nostri giorni.

Nel novecento ha ripreso forza come genere anti-confuciano, di ribellismo, di sfida alla società tradizionale ed ai legami delle famiglie. Considerato una forma di protesta, fu osteggiato (per motivi opposti) durante gli ultimi periodi della dinastia Qing, la Repubblica ed il Maoismo.
Si crearono comunque due scuole, quella di Pechino a nord più tradizionalista, e quella di Shangai al sud più vicina ai “pulp” occidentali. Per la scuola di Pechino il titolo rappresentativo è “Il romanzo dei tre regni”, per quella di Shangai, “La volpe volante dei monti nevosi”.

Il primo film wuxia cinese risale al 1928 “L’incendio del monastero del Loto rosso”, basato sul romanzo “La leggenda dello strano eroe” di Xiang Kairen. Fu un grande successo, tanto che fece vietare i film wuxia dal 1930 al 1950. A metà degli anni ’60 iniziò la rinascita del genere, i cui “maestri” riconosciuti sono: King Hu (vero nome: Hu Jinquan), Chang Cheh (vero nome: Zhang Che), Tsui Hark (vero nome: Xu Ke) e Yuen Woo-Ping (vero nome: Yuan Huo-Pin).

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Caratteristica importante del genere è la componente fantastica.
Gli eroi praticano arti marziali per raggiungere lo stadio dei poteri sovrumani cosiddetti shengong, ossia:

  • galleggiare nell’aria
  • camminare in verticale su muri o pareti rocciose
  • essere veloci come un lampo di luce
  • emettere raggi di energia mistica qi
  • paralizzare o uccidere i nemici premendo con le dita nei punti dell’agopuntura.

Lo Shaw Studio di Hong Kong è stato il punto d’origine moderno di questo genere di film. È poi arrivato ad Hollywood e nel mondo occidentale la prima volta nel 2000 con il film di Ang Lee “La tigre e il dragone” (Wo hu cang long).

Il primo film occidentale in stile wuxia è considerato Grosso guaio a Chinatown (Big Trouble in Little China, USA 1986) di John Carpenter, ma anche Quentin Tarantino è fra i maggiori fan del genere.
Si ritiene che, nella serie di “Guerre stellari”, l’idea originale del concetto di “forza” (“Che la forza sia con te!”) e l'ispirazione per i guerrieri “Jedi” derivi dall'energia mistica qi e dalle caratteristiche xia del genere wuxia.

Sapore epico
Hero
Sulle tracce di Kurosawa

Il secondo "wuxia" di Zhang Yimou
La foresta dei pugnali volanti
Dopo Hero, un'altra storia di cavalieri erranti

Presentato a Venezia, ma di scarsa qualità
Seven swords
I combattimenti del cinema wuxia
Ha aperto la mostra del cinema di Venezia, ed è uscito in molte sale italiane. Ma il film cinese è solo un noioso cappa e spada pieno di sbruffi di sangue.



(Mercoledì 7 Settembre 2005)


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