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La speranza in una biografia "simbolo".

Cinderella Man

Il gladiatore sale sul ring


di Roberto Leggio


Jimmy Braddock è un irlandese qualunque. Una brava persona che per mantenere la famiglia fa il pugile. Ha la forza ed il coraggio di un leone che gli permettono di avere un grande successo sul ring. Ma siamo alla fine degli anni ’20 e la Grande Depressione è dietro l’angolo, pronta a travolgere ogni certezza. La crisi ed il caso (dopo un incidente ad una mano) lo costringono ad andare a scaricare casse nel porto di New York e sopravvivere con la moglie ed i figli in un sottoscala freddo e senza luce. Ma, nonostante il dolore, la fame e la miseria; Braddock ha una dignità così forte da permettergli di recuperare la forza e sfruttare l’occasione per risorgere dalle ceneri e risalire sul ring a combattere per se stesso e per il titolo mondiale.

Come una sorta di favola per adulti, Ron Howard affronta la biografia di questa cenerentola dai pugni in faccia che fu un simbolo di una nazione in cerca di riscossa.
E lo fa con una maestria che lascia spiazzati.

La macchina da presa (come si penserebbe per un opera del genere) non si sofferma sulle spettacolari azioni di boxe, quanto sulla disperazione amara delle lunghe file per la ricerca di un posto di lavoro o sulla richiesta di elemosine a chi gli fu amico, facendo riflettere che il benessere di una persona non è un diritto acquisto. Non per nulla Russel Crowe (ancora in un ruolo azzeccato, dolente e carnale), a cazzotti si riprende la dignità di uomo. Ma anche se la storia è ambientata nel periodo più difficile degli Stati Uniti, i suoi pugni sono indirizzati al presente. E non ci vuole molto a capirlo. Sono anni di guerra, di incertezza nel futuro e l’amministrazione Bush non sembra avere la ricetta giusta per uscire dal tunnel.
Lo si è visto anche con la catastrofe del ciclone Katrina, che distruggendo una città, ha messo in ginocchio una nazione.
I pugni dunque sono la metafora dell’uomo della strada contro tutte le avversità civili, politiche, economiche, sociali o semplicemente personali. Per questo motivo il film di Ron Howard non ha avuto buon esito in patria. Perché è sempre difficile mettere in scena un dramma umano che ci coinvolge tutti. Ma forse non è solo per questo. La retorica, quella che non manca mai in un film americano ad effetto, questa volta non c’è. E non essendoci, destabilizza. Ed è per questo che fa paura…


giudizio: * * *


Negli Usa se non piace il film rimborsano il biglietto
Soddisfatti o rimborsati
Iniziativa per "Cinderella Man"

Il gladiatore versione anni '30
Russel Crowe
Nel film "Cinderella Man"



(Giovedì 15 Settembre 2005)


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