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Don't Come Knocking

Non bussare alla mia porta

Wim Wenders ed il western


di Pino Moroni


Nessuno è mai riuscito a capire l'America come l'europeo Wim Wenders, che però ha avuto lunghe frequentazioni con il meglio della cultura americana: scrittori, giornalisti sceneggiatori, fotografi, registi etc.
La sua non è l'America dei grattacieli delle grandi città o delle casette bianche della provincia opulenta o dei quartieri negri del profondo sud, ma l'America dei luoghi dimenticati mai ricordati da alcuno.
Cittadine che una volta erano western ed ora sono state urbanizzate. Con le strade che finiscono nelle discariche abusive. Con le case e gli alberghi in legno costruiti su vecchie baracche e saloon, con ristoranti-bar a mattoni rossi dell'epoca del proibizionismo e con case da gioco modernissime, piene di luci e tecnologia, come torri di controllo di un umanità depressa e solitaria.


Nel film di Wenders Non bussare alla mia porta oltre il presente c’è anche il passato del protagonista, un ispirato ispiratore (soggetto e co-sceneggiatura) Sam Shepard.
Shepard interpreta un vecchio attore western, Howard Spence, che sta girando –guarda caso- “Il fantasma del west”. Wenders, con questo pretesto, può filmare con una scenografia splendida e impressiva le più belle immagini dello Utah, dalle parti della Monument Valley, e sognare -da ragazzo europeo che ha scoperto il western negli anni ’50 e ne è rimasto affascinato- di girare con John Ford (o come John Ford) una lunga cavalcata in quei mitologici paesaggi.
Howard Spence è il “cavaliere della valle solitaria”, il “solitario di Rio Grande”, il “Lone Ranger” e tutti gli altri eroi solitari del West che, alla fine del film si allontanano sui titoli di coda facendo impennare il cavallo alla ricerca senza meta di un’altra avventura, in spazi ampi e sconfinati.



Fin qui il mito, poi Shepard-Wenders prendono il loro irrequieto e nevrotico solitario (sesso, droga, gioco, alcool, vita sregolata e vecchiaia incipiente) e lo portano a confrontarsi con il suo passato ed a ritrovare la pace dell’anima.
Howard Spence scappa dal set e decide di tornare a Wendover, in Nevada, da sua madre (Eve Marie Saint) che vive come buona parte dei vecchi americani una solitudine dignitosa, dopo aver venduto il vecchio ranch. Da lei sa di avere un figlio, frutto di un amore con una cameriera (Jessica Lange, vera moglie di Shepard).

In una città (Butte) in Montana, quasi disabitata, ai confini del tempo antico, su un divano gettato da una finestra, in mezzo a una strada deserta, con la macchina da presa che lo riprende girandogli più volte intorno, Shepard-Spence, finalmente tranquillo, per un giorno e una notte ritrova il filo della sua esistenza, ritrova forse un amore, e due figli. Un maschio, Earl, cantante arrabbiato ed una femmina, Sky, dolce e comprensiva.

E si lascia riportare, più sereno, sul set a terminare quel “Fantasma del west” che rappresenta l’America oggi: la nostalgia della frontiera e degli spazi sconfinati appaiata alla solitudine moderna di ogni agglomerato urbano, frutto di quella “american way of life” che fa degli USA una società alienata e incomunicabile.



Non si può, però, chiudere l’analisi di questo film senza approfondire il nuovo sodalizio di Wim Wenders con Sam Shepard.
É evidente che Sam Shepard (soggettista e co-sceneggiatore) ha contribuito fortemente alla drammaturgia della storia, al melodramma che ne è sotteso ed a quella recitazione sfuggente e infantile che lui stesso impone all’occhio cinematografico del regista Wenders.

Ed anche suo deve essere, con il suo passato di icona cinematografica (la madre della ragazza che si rivela sua figlia, l’attrice Diane Polley –madre di Sarah, che interpreta Sky-, era realmente una grande fan di Shepard), il cinismo sull’abbandono della madre, della donna amata e dei figli, che sono la parte deteriore dello “star system” di Hollywood.
Wenders ha capito il tutto, lo ha fatto suo -come già per altri sodalizi-, poi ha girato un suo film, vago, surreale, estraneo a quel mondo (come “Paris, Texas” o come “La terra dell’abbondanza”), un viaggio iniziatico lungo un suo percorso americano alla scoperta di una nazione che ancora non ha finito di conoscere e di raccontare.


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Da "Non bussare alla mia porta"

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Regista e teorico del cinema
Wim Wenders

Wim Wenders, Nicholas Ray, Francis Ford Coppola
Sodalizi
"Gli amici americani"
Nessun regista ha avuto sodalizi così forti come Wim Wenders: in America quelli con Nicolas Ray e con Francis Ford Coppola in Italia con Michelangelo Antonioni.



(Mercoledì 2 Novembre 2005)


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