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Il nuovo film di Sam Mendes

Jarhead

Troppo sentimentalismo e poco dramma


di Roberto Leggio


Jarhead, testa di lattina. Ovvero: come siamo vuoti per la guerra. A metà strada tra Full Metal Jacket e Il deserto dei Tartarti, il nuovo film di Sam Mendes, è un film di guerra senza guerra. E tanto basta.
La storia è semplicissima ma molto esaustiva nel comprendere l’inutilità della guerra e delle sue possibili giustificazioni. Al centro della vicenda c’è il soldato Swoff, uno che si è arruolato più per fasti familiari che per un desiderio personale. Tramite lui (e del suo plotone di marines) veniamo catapultati nel mezzo del deserto mediorientale alla vigilia della prima guerra del Golfo. Qui scopriamo che, oltre al duro addestramento per diventare vere macchine da guerra; la noia regna sovrana. Certo ci sono i pattugliamenti ai pozzi petroliferi, gli scherzi, il cameratismo, le punizioni e l’indottrinamento ad eliminare un nemico che potrebbe attaccare da un momento all’altro.
Ma in nessun caso riusciamo a capire (e le reclute con noi) l’utilità di certe partite di pallone con la maschera antigas, del fucile come unico compagno e la stressante attesa del combattimento finale che forse non arriverà mai. Ed infatti il plotone, a guerra finita, non avrà sparato quel solo colpo che avrebbe giustificato la vera ragione di trovarsi lì.



Metafora controcorrente e grottesca delle attuali guerre americane in territori arabi, Jarhead è un dignitoso (ma non indimenticabile) ritratto della futilità di qualsiasi conflitto contemporaneo.
Il problema però che con un materiale del genere la storia si sarebbe prestata ad un taglio più satirico ma di ironia invece ce n’è ben poca. Perché guardandolo si cade spesso nel raffronto di altre pellicole di grande qualità come Full Metal Jacket e Apocalypse Now, almeno per quanto riguarda l’addestramento e nel fomentare l’odio verso un nemico che non si conosce e non si capisce.
Il film di Mendes, invece, rinunciando ad essere un vero e proprio inno al dramma dell’assurdo, si adagia ad un sentimentalismo forse un po’ troppo forzato. Così restiamo un po’ spiazzati quando alla fine il protagonista si ritrova a riflettere sul fatto “che siamo ancora nel deserto”. Metafora di una nuova guerra senza senso od un rimpianto di non aver fatto saltare la testa a qualcuno?

Giudizio **


Il nuovo film di Sam Mendes sbanca i botteghini in USA
Jarhead in testa alle classifiche
Ha guadagnato 27 milioni di dollari nel primo week-end
Amaro ed ironico resoconto della guerra del Golfo.



(Venerdì 17 Febbraio 2006)


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