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L'attore italiano più amato a Hollywood.

Raoul Bova

Ama i film d'autore italiani


di Roberto Leggio


Raoul Bova è tornato in Italia ed ha le idee chiare: fare film nel suo paese con la maturità acquisita in America. Sembra una richiesta disperata, ed invece si tratta di un desiderio che sancirebbe una volta per sempre la sua vocazione artistica. Insomma, dopo il lungo soggiorno ad Hollywood, dove ha interpretato Alien Vs Predator, studiato inglese e recitazione con il metodo Stanislawsky e ultimamente What About Brian (la serie TV affianco di Rosanna Acquette), Raoul non ha più intenzione di fare l’americano ed è tornato a casa. “L’Italia è il mio paese. Ci torno sempre dopo aver viaggiato per piacere o per lavoro. Adesso vorrei fermarmi per un bel po’”. Spiega l’attore in giro a promuovere la sua ultima fatica tutta italiana, La Fiamma sul Ghiaccio, un film difficile e coraggioso diretto da Umberto Marino. Qui Raoul è Fabrizio, un giovane matematico affetto dalla sindrome di Asperger, che lo imprigiona in comportamenti ossessivi e che gli impedisce di provare sentimenti verso altre persone. Ma quando rivolge un semplice gesto di gentilezza ad una donna (Donatella Finocchiaro), una giovane clochard, a sua volta danneggiata e abusata da bambina, lei lo segue e lo perseguita, riuscendo alla fine ma solo per un istante a farsi amare da lui. Un ruolo davvero impegnativo che dimostrano quanto Raoul Bova abbia imparato oltre oceano a calarsi completamenti nella parte. E anche se la sua prova d’attore non sia pienamente riuscita (anche sul piano registico e stilistico qualcosa non funziona a dovere), bisogna riconoscergli la sua buona volontà per aver accettato di recitare un in film molto lontano dai ruoli che più gli sono congegnali. Così speriamo di vederlo in altri film d’autore. E se nessuno in Italia nessuno verrà a bussare alla sua porta, L’America dopotutto non è così lontana…

Come si sente ad essere tornato in Italia?
Bene, direi. Sono stato fuori tanto tempo che avevo quasi dimenticato il sapore del mio paese. L’Italia è il posto dove vivo è qui dove rientro da qualsiasi trasferta di lavoro.



Aveva quindi nostalgia del cinema italiano?
Pur essendo stato fuori tanto tempo, non vuol dire che ho dimenticato il cinema italiano. A dire il vero, dal punto di vista delle interpretazioni, credo che si dia il meglio se si resta attaccati alle proprie origini. Per questo motivo dopo aver terminato di girare la serie TV What about Brian, sono tornato subito a casa.

Di cosa parla la serie?
E’ un misto di commedia e dramma, suddiviso in otto puntante e altre tante se la serie avrà successo. Ho firmato una opzione in divenire e sono pronto a ripartire nuovamente. Comunque è improntata su tre coppie che affrontano tempi di grande attualità come la fecondazione artificiale. Il mio personaggio si chiama Angelo, un italiano che si innamora di Rosanna Arquette, sorella di un suo amico molto più ricco di lui.

Come è stata la sua esperienza sui set americani?
Ho impiegato un po’ ad ingranare per via della lingua ma adesso posso dire di aver vinto una sfida. A differenza dei nostri, i set americani, sono molto organizzati ma non hanno una vera anima. Non come da noi che nonostante regni molta confusione, l’anima è sempre presente.


Parliamo del suo nuovo film italiano…
Un vero film d’autore realizzato con pochi soldi nel quale abbiamo creduto fin da subito.

In questa pellicola lei interpreta un uomo con problemi mentali. Come si è calato nella parte?
Su suggerimento del regista, ho lavorato moltissimo alla preparazione del personaggio. Gli sguardi, la postura, il taglio dei capelli sono stati decisi assieme. Non ho voluto rifarmi a personaggi tipo Forrest Gump o Rain Man, perché volevo dare una interpretazione tutta mia alle manifestazioni di questa malattia. Poi c’è stato il contatto diretto e più coinvolgente dell’incontro con un ragazzo realmente malato che poi ha partecipato alle riprese come comparsa. Dal punto di vista emotivo è stata una esperienza delicata e molto sofferta, perché frequentandolo ho imparato molto da lui. E’ stato un ruolo in cui mi sono calato completamente e che non dimenticherò mai: anche dopo la fine delle riprese me lo sono portato dentro per un buon mese e mezzo.

A che punto della sua carriera arriva, questo film?
In un momento in cui avevo parecchi dubbi e dopo questo lavoro ho avuto solo conferme. Ringrazio il regista Umberto Marino per aver avermi permesso di calarmi in questo ruolo cos’ insolito. Adesso mi piacerebbe crescere ancora. La Fiamma nel Ghiaccio, è il genere di film che vorrei fare in Italia. Opere mature che danno molto dal punto di vista della recitazione e dalla costruzione del personaggio.

Si tratta di una sorta di appello ai registi italiani?
Perché no: sono tornato, utilizzatemi…



(Lunedì 13 Marzo 2006)


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