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Demi Moore torna al soprannaturale

Half Light

Seconda regia di Craig Rosenberg


di Francesco Lomuscio


A sedici anni di distanza da Ghost – Fantasma (1990) di Jerry Zucker, Demi Moore torna a contatto con entità soprannaturali in Half light, seconda regia di Craig Rosenberg dopo Hotel de love (1996), in cui veste i panni dell’autrice di mistery di successo Rachel Carlson. La donna, un anno dopo la tragica morte del figlio di sette anni Thomas, interpretato da Beans Balawi (Il figlio di Chucky), annegato nei pressi della sua casa a Primrose Hill, non si sente ancora in grado di tornare al suo lavoro. Inoltre anche il matrimonio con lo scrittore fallito Brian, con il volto di Henry Ian Cusick (Lost) è ormai andato a pezzi. A questo punto la sua grande amica Sharon, nei cui panni troviamo Kate Isitt (Coupling) , decide di affittare per lei un cottage ad Ingonish Cove, isolato villaggio delle Highlands scozzesi, nella speranza di farle ritrovare la felicità. Da qui in poi il lungometraggio comincia a presentare non poche somiglianze con Bobby, terzo episodio della trilogia horror televisiva, Dead of night (1977, in Italia Notte di morte) di Dan Curtis. Il tv movie, scritto dal grande Richard Matheson, fu rivisitato dallo stesso regista in Trilogia del terrore 2 (1996). Infatti, come nel (o nei) film di Curtis, anche qui il figlio morto della protagonista, all’interno di un’abitazione in prossimità del mare, comincia a dare segnali di ritorno dall’aldilà. Rosenberg, che dice di aver preso come punti di riferimento A Venezia… un dicembre rosso shocking (1973) di Nicolas Roeg, The wicker man (1973) di Robert Hardy ed i polanskiani Rosemary’s baby (1968) e Cul de sac (1966), anziché raccontare una claustrofobica ghost – story interamente ambientata al chiuso, preferisce mettere intorno a Rachel altri personaggi, come la strana Morag, interpretata da Therese Bradley (Young Adam), la quale dice di vedere Thomas al suo fianco, e l’affascinante guardiano del faro Angus McCulloch, con le fattezze di Hans Matheson (Canone inverso), abbandonato anni prima dalla moglie.



Ma è proprio l’incontro amoroso con quest’ultimo che contribuisce a penalizzare i già lenti ritmi di narrazione, in quanto, tra abbracci e cavalcate sulla spiaggia, gli elementi thriller finiscono per essere posti troppo a lungo in secondo piano in favore di un certo romanticismo alla vecchia maniera, tanto da far scomparire del tutto quell’efficace senso di inquietudine che, immerso in un’atmosfera perennemente grigia enfatizzata dalla fotografia di Ashley Rowe (Calendar girls), caratterizzava la prima parte del film. E, dopo intrighi ed omicidi, il tanto atteso finale a sorpresa, confuso e tutt’altro che entusiasmante, non si rivelerà essere altro che l’ennesimo collage di stereotipi della tensione a stelle e strisce, tra cui Le verità nascoste (2000) di Robert Zemeckis.


giudizio: *






(Domenica 18 Giugno 2006)


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