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Milla Jovovich nei panni di una nuova eroina d’azione

Ultraviolet

Il film sembra il promo di un videogioco


di Francesco Lomuscio


“Ciao, mi chiamo Violet e sono nata in un mondo che forse non capirete”. Così esordisce Ultraviolet, ultima fatica di Kurt Wimmer - già autore dell’action – movie Faccia da bastardo (1995) e del fantascientifico Equilibrium (2002) - che, girato interamente nel nuovo formato ad alta definizione con macchine da presa Sony 950 (le stesse usate in Star wars episodio 2 – L’attacco dei cloni e Star wars episodio 3 – La vendetta dei Sith), vede, dopo la Leeloo de Il quinto elemento (1997) e la Alice dei due Resident evil, Milla Jovovich nei panni di una nuova eroina d’azione, la splendida ed ultraletale Violet, di cui racconta: “Mi sono innamorata subito di Violet; per certi versi somiglia a un personaggio dei fumetti, ma mi sono identificata facilmente in lei e negli enormi problemi che deve affrontare. Quando ho visto Kurt per parlare del film, gli ho detto che mi sarebbe piaciuto molto vestire i panni di Violet. Lui mi ha stretto la mano e ha risposto: ‘Va bene, allora ci vediamo a Shangai’”.



Senza perdere tempo, quindi, Wimmer - la cui idea era quella di fare del cult – movie Gloria (1980) di John Cassavetes un film di avventura che richiamasse il mondo dei fumetti - ci mostra, fin dai primi minuti di visione, la protagonista impegnata in scontri di lotta, double – gun fights ed acrobazie, nella cornice futuristica della fine del XXI secolo (realizzata dallo scenografo James Choo (Infernal affirs). Epoca in cui a dominare non è più la paura del terrorismo, ma quella nei confronti della malattia. Già, perché una mutazione genetica ha determinato la comparsa di una sottospecie di umani caratterizzati da elevata velocità, grande capacità di resistenza ed intelligenza acuta; una razza che, allontanata, sottoposta a test terrificanti e messa in quarantena, il governo si sta accingendo ad annientare, ed in difesa di cui, appunto, si schiera Violet, esperta di arti marziali e dotata di straordinarie capacità camaleontiche, determinata a muovere vendetta nei confronti di coloro che l’hanno creata.
Il tutto, infarcito anche con misteriosi personaggi come il bambino di nome Six, interpretato dall’immancabile Cameron Bright (Birth – Io sono Sean), per uno pseudo – fumetto su celluloide in cui non mancano davvero duelli con la spada, inseguimenti in moto e dosi massicce d’azione, con evidenti rimandi alla serie action – vampirica Blade ed al recente movie – game Doom (2006). Il risultato finale, però, non sembra altro che l’eccessivamente lungo e fracassone promo di un videogioco, il quale, se da un lato ha il merito di portarci a conoscenza di una nuova figura di donna combattiva, ennesima riconferma della moderna emancipazione action – femminile cinematografica, dall’altro lascia ben poco (o nulla) nella memoria dello spettatore una volta terminata la visione, tanto che la domanda sorge spontanea: quanti ancora sentono il bisogno di questa tipologia di lungometraggi?

giudizio:*





(Domenica 18 Giugno 2006)


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