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Un omino piccino piccino

L'amico di famiglia

Un bel film di idee e recitazione


di Pino Moroni


In una cittadina caratterizzata dall’architettura del ventennio, arricchita dalle bonifiche e dall’industria del “mattone selvaggio”, un omino piccino piccino si trascina per le strade e per le case con un braccio fasciato e tanti crediti da riscuotere presso famiglie che hanno ceduto al benessere fasullo ed alle chimere della televisione.

Nel film L’amico di famiglia di Paolo Sorrentino (“Le conseguenze dell’amore”, 2004) si è voluto vedere la favola de «la belle e la bestia». Nella nostra realtà, fatta solo di corpi in decomposizione e cervelli fuori di ogni ragione, non c’è più spazio per favole o novelle. Geremia (Giacomo Rizzo) è solo un laido lumacone che sbava dietro le belle donne, le tocca, le struscia e le corrompe, come è corrotta dalla malattia la sua madre, sempre a letto in una penombra oscura.


Geremia è uno strozzino “buono”, nei confronti di un altro chiamato “il pirata”. Lui prende solo il 100% di quello che presta, ma può scendere di percentuale se gli si offre qualcosa in più. Oro, prosciutti, strumenti da cucina, o –meglio- donne giovani e belle. Si permette di fare anche la morale a questa umanità che per un matrimonio di lusso, un viaggio, una macchina, una casa, o scommesse, si indebita –per lui- senza scopo.

Poi c’è “Miss agro pontino”, la ragazza più rotta ad ogni esperienza e ad ogni turpitudine, una bellezza nel pieno fulgore (Laura Chiatti), ma già in decomposizione nelle sue idee, nei suoi rapporti con il marito, con i genitori (che l’hanno troppo ammirata) e soprattutto con lo strozzino. Eccezionale la scena in cui Geremia è sopra la Miss e da sotto il fazzoletto legato sulla fronte cadono fette di patata sui nudi della ragazza. Lui spiega che è solo per curare i suoi mal di testa.


Se questo è un aspetto della società italiana, ancorata al passato, tesa alla ricerca dell’apparenza, che punta alla bellezza fugace ed ai beni di moda, per Sorrentino ancora peggiore è un altro aspetto: Fabrizio Bentivoglio, vestito dai cowboy, innamorato dei cavalli e del Tennessee, inquadrato tra corral, roulotte, cieli puliti e piste da ballo country, è l’anima americana della “nuova frontiera” trapiantata in Italia.

Ma anche qui, dietro la futile apparenza della purezza di una natura incontaminata, c’è il fetido mondo dei “furbetti della finanza” che corrompe le comparse della vita e crea marchingegni da sprezzanti stangate.


Un raffinato film di idee, ma anche un ottimo film di sperimentazione nella fotografia, nelle inquadrature, nel montaggio. E, soprattutto, un ottimo film nella recitazione.
Nello squallido panorama degli attori che fanno i “pesci in acquario” o i “polli di batteria” negli sceneggiati televisivi o nell’altra produzione cinematografica italiana, gli attori di Paolo Sorrentino sono dei professionisti.

Ma che fine hanno fatto Toni Servillo e Olivia Magnani, interpreti del pluri-premiato Le conseguenze dell’amore? Da noi, fa male dirlo, sono apprezzati di più i “pesci” ed i “polli”...



A Giacomo Rizzo per il film "L'amico di famiglia"
Premio Alberto Sordi
Domani alla Casa del Cinema di Roma



(Martedì 14 Novembre 2006)


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