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Un affresco sull'Italia in guerra

Le rose del deserto

Il nuovo film del maestro della commedia all'italiana


di Oriana Maerini


Il sessantacinquesimo film da regista del maestro Mario Monicelli e' un affresco dolce-amaro sull'italiano in guerra dove i caratteri dei personaggi sono descritti in modo impeccabile e con un'ottima ricostruzione d'epoca. Certo non siamo ai livelli del suo capolavoro assoluto ossia La grande guerra ma Le rose del deserto non si discosta dalla cifra cinica ed irriverente del grande cineasta.
Il film narra le vicende del Terzo Reparto della Trentunesima Sezione Sanità accampato a Sorman, sperduta oasi del deserto libico. Soldati e ufficiali sono sicuri che vi rimarranno per poco tempo perchè presto sarà conquistata Alessandria d’Egitto e, compiuta la loro missione, torneranno in patria. Il campo ha ben poco di marziale e vi si respira piuttosto il clima rilassato e indolente di una breve vacanza. Il comandante Stefano Strucci (un bravissimo Alessadro Haber) ha come principale preoccupazione quella di scrivere alla moglie Lucia; il tenente medico Marcello Salvi (Giorgio Pasotti) si diletta ad immortalare il villaggio con la sua Leica, come fosse un normale turista, mentre la truppa fantastica sulle arabe che spera di incontrare per vivere esperienze da Mille e una Notte. Sul posto vive un frate italiano, fra Simone, (Michele Placido) che ha organizzato una scuoletta e si prodiga nel prestare aiuto alla popolazione locale. La guerra sembra lontana ed estranea in quell’oasi di oziosa inettitudine, qualcosa di astratto distante, di cui arriva solo un’eco saltuaria attraverso i bollettini, che danno un'immagine retorica e rassicurante alle notizie provenienti dai vari fronti. Tutto è approssimativo e caotico. Ma proprio in quel periodo, le sorti della guerra si rovesciano drasticamente in Africa settentrionale: la corsa vittoriosa del generale Graziani verso il confine egiziano si trasforma improvvisamente in una fuga rovinosa sotto la pressione degli inglesi. Il campo viene invaso prima da una frotta di soldati in fuga e poi da una gran mole di feriti, che cercano scampo dagli inglesi su mezzi di fortuna. Ufficiali e soldati della sezione si trovano per la prima volta bruscamente a contatto con la realtà della guerra. Per la truppa è la fiine dell’illusione di una vittoria lampo, fine della vacanza, fine del sogno di un rapido ritorno a casa.



Quest'ultima fatica di Mario Monicelli che intreccia insieme due opere letterarie (Il deserto della Libia di Mario Tobino e Guerra d'Albania di Giancarlo Fusco) rappresenta una sorta di "kolossal eroico", sia per il tipo di storia raccontata, sia per la caparbia volontà con la quale il regista novantunenne ha saputo affrontare le difficoltà produttive (ci sono voluti 4 anni per trovare i finanziamenti). Ma alla fine ce l'ha fatta a portare sullo schermo una pellicola convincente - intrisa anche dei suoi ricordi personali di guerra (il generale che voleva sempre scavare i cimiteri è una figura realmente esistita) - realizzata con una regia asciutta, priva di fronzoli narrativi.
Le rose del deserto è un film che finalmente racconta un concetto di popolo che forse avevamo dimenticato. Fa sorridere delle attitudini tipiche dell'italiano medio (anche se con sfumature a tratti troppo macchiettistiche) riscontrabili anche in tempo di guerra (l'inettitudine, l'ignoranza, la piccineria e la creduloneria). E, anche se non ci sono più attori come Sordi e Gassman ad interpretarle, l'opera del maestro ha, in questo senso, centrato il bersaglio anche grazie ad un ottimo cast che annovera, accanto ad attori affermati, anche bellissime facce che rappresentano ognuna un dialetto e un mimica tipici delle diverse regioni.

giudiziio: * *



Il tenente medico più affascinante
Giorgio Pasotti
Nel film "Le rose del deserto"


Uno splendido novantenne
Mario Monicelli
Al lavoro sul set del suo ultimo film "Le rose del Deserto"



(Giovedì 30 Novembre 2006)


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