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Con Gabriele Muccino ho trovato la felicità

Will Smith

L'attore a Roma per presentare il film campione d'incassi


di Oriana Maerini


Roma. “Nel film di Gabriele credo di aver dato la migliore performance mai realizzata” – con queste parole il divo americano Will Smith ha espresso oggi, a Roma, durante la presentazione del film “La ricerca della felicità” tutta la sua soddisfazione. Dall'incontro della coppia Muccino-Smith è uscita, infatti, una pellicola campione d’incassi in America (150 milioni di dollari) che veleggia a gonfie verso l’Oscar. L’ambita statuetta potrebbe andare proprio a Smith che, con un'ottima interpretazione del protagonista, ha dimostrato qui di possedere un talento non solo comico. L’attore ha debuttato sul grande schermo nel 1993 con "Sei gradi di separazione" di Fred Schepisi dove interpreta il ruolo di Paul, il giovane omosessuale che sconvolge la vita di cinque coppie della New York bene. Segue una lunga carriera cinematografica che vede pellicole di successo come: "Bad Boys" (1995) di Michael Bay, "Indipendence day" (1996) di Roland Emmerich, "Nemico pubblico" (1998) di Tony Scott, "Men in black" (1997) e "Wild Wild West" (1999), entrambi di Barry Sonnenfeld. Fino a quest'ultimo film fortemente voluto da Smith per il quale ha scelto di essere diretto dal nostro Muccino. Una scomessa azzeccata che ha dato i migliori frutti.


Il piccolo attore che recita con lei è suo figlio. Com’è stato lavorare con il suo bambino?
Generalmente porto mio figlio a scuola e vado al lavoro invece con questo film ho avuto la rara opportunità di trascorrere 12 ore al giorno con lui. E’ stato meraviglioso perché ho portato mio figlio ad assistere a quello che so fare meglio al mondo quindi in questi 4 mesi in cui siamo stati insieme abbiamo creato un rapporto particolare.

Perchè ha scelto di farsi dirigere da Gabriele Muccino?
Ho visto L’ultimo bacio e l’ho trovato un film potente con un’ idea della condizione umana molto profonda. La stessa ragione per la quale scendo dal letto ogni mattina sperando che l’oggi sia meglio del domani. E’ questa speranza di un futuro migliore che spinge le persone a migliorare. Volevo sviluppare un'idea diversa del sogno americano. Per me si trattava in realtà di descrivere piuttosto il "sogno umano". Quando Gabriele mi ha inviato in America Ladri di biciclette e Umberto D ho capito che era quello il sogno americano che intendevo. Ovvero il coraggio e la forza di uomini che lottano per accudire i propri figli e per mantenere la famiglia e la propria dignità facendo ricorso a tutta la loro energia e la loro passione.

Come spiega il successo americano del film?
Non saprei spiegarlo ma ho una mia teoria: credo che sia stata un’idea primordiale, quasi animalesca della protezione dei figli a piacere al pubblico. Appena li mettiamo al mondo vogliamo per loro il meglio, abbiamo delle speranze e ci assumiamo la responsabilità di farli crescere in questo mondo così difficile. Sono convinto che guardando questo bel film di Gabriele, nel quale credo di aver dato la migliore performance mai realizzata, le persone riescano a toccare veramente in profondità il cuore e la parte più profonda della nostra anima. Qualsiasi sogno, qualsiasi speranza racchiude in sé la sua faccia speculare che è quella della paura. Gran parte di questo film va ad analizzare le nostre paure e i nostri incubi ma poi si conclude con una nota di speranza.


Lavorando al fianco di Muccino ha imparato qualche parola di italiano?
Quello che ho imparato della vostra lingua è solo una frase che Gabriele ripeteva spesso ovvero: "no, non non va bene, faceva schifo." Aspettavo con ansia la possibilità di venire qui e di portare nella patria di Gabriele questo film. Purtroppo la maggior parte del tempo l’ho trascorso in hotel e non avuto modo di vedere molto ma penso proprio che mi dovrò prendere un appartamento a Roma perché la amo molto.

Lei ha interpretato soprattutto commedie come si è trovato in un film drammatico?
Devo dire in realtà che la commedia e il dramma sono per me, al 99 per cento, la stessa cosa. E' solo l’un per cento che determina la direzione che si vuole prendere. Io per natura e per istinto tendo di più verso la commedia e l’istinto comico.

Il personaggio del film diventa ricchissimo. Il sogno americano è solo quello di fare soldi?
No, credo che ci sia un malinteso sul sogno americano. Personalmente ritengo di vivere, almeno in parte, questo sogno perché adoro il mio mestiere. Adoro recitare e mi piace far ridere la gente. In America quando una persona riesce a primeggiare ad essere bravissimo diventa grande ed arrivano anche i soldi ma quest’ultimi rappresentano qualcosa di secondario. Gli americani non sono continuamente a caccia del successo economico. Questo è il nostro esempio: ne non avessimo avuto passione e fede verso questo film e non lo avessimo amato con tutte nostre forze forse, viste le difficoltà incontrate, avremmo abbandonato il progetto.



Muccino versione Usa convince ma non morde
La ricerca della felicità
Will Smith nel ruolo del protagonista
Pellicola in odore di Oscar



(Giovedì 11 Gennaio 2007)


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