 Cinema e società Decadenza e senso della morte I film sono lo specchio del momento storico
di Pino Moroni I film di un periodo sono lo specchio di quel momento storico. Su questo assioma vorrei provare ad analizzare le tendenze dei film italiani di questo ultimo anno cinematografico.
Uno dei registi italiani più interessanti è il turco Ferzan Ozpetek, che vive con i suoi amici la vita del quartiere Ostiense, e la racconta. Con le Fate ignoranti ha voluto raccontare, in una società in cui la famiglia tradizionale è ormai in crisi ed infelice, la storia di un gruppo sociale allargato (omo ed etero sessuali) che, malgrado il dolore e la morte in cui vivono, si liberano in momenti aggreganti e felici. Ora, con Saturno contro, Ozpetek sembra raccontare la crisi profonda anche del gruppo allargato, con l'ingresso prepotente nella vita quotidiana del pensiero forte della morte.

Saturno contro Anche il film di Eugenio Cappuccio -con Fabio Volo- Uno su due parla di paura e dolore, negli ospedali in cui ci sono malati terminali (bravissimo Ninetto Davoli).
Passando a Ho voglia di te di Luis Prieto, sequel fortunato di Tre metri sopra il cielo, sembrerebbe rinascere l'amore tra il tenebroso Scamarcio e la bella Laura Chiatti, ma anche qui il dolore della morte di Babi, l'amore precedente, non sembra mai passato.

Uno su due Del resto Laura Chiatti è l'attrice di L'amico di famiglia del bravo Paolo Sorrentino, che racconta la storia di una società in decomposizione. L'interprete ha un braccio che va in cancrena, la madre si consuma in un letto e tutto un contesto sociale e ambientale traspirano decadenza e morte.
Gia nella precedente stagione un autore come Marco Bellocchio con il Regista di matrimoni aveva portato il suo interprete, Sergio Castellitto, in una Sicilia di ambienti vecchi e fatiscenti in cui prevaleva forte il senso del ricordo e delle morte.
Il precursore di questo momento sociale è stato Nanni Moretti con la Stanza del figlio, con il suo contributo al dolore di una famiglia in lutto.

L'amico di famiglia Vorrei a questo punto esporre una mia opinione personale sull'argomento. In una fase sociale di isolamento egoistico e materialistico, con la perdita dei rapporti interpersonali, a due, familiari, o anche allargati, il disfacimento di una società etica e la mancanza di futuro per i giovani, è inevitabile la nascita del concetto di morte.
Una soluzione, come in Cuore sacro di Ozpetek, in cui l'interprete femminile -ricca ed arrivata, ma infelice- raccoglie i poveri del quartiere per aiutarli e ritrovare la serenità, potrebbe rappresentare la confluenza di molti nelle tante associazioni umanitarie, o in simili aggregazioni.
Oppure la presa di coscienza del disfacimento fisico e mentale della nostra società potrebbe essere esorcizzata dagli innumerevoli programmi televisivi, che compiono rimozioni-spettacolo di ogni nostro bisogno. E alimentano al contempo una sorta di indifferenza sociale sull'ultimo valore rimasto del nostro vivere quotidiano: morire.
(Martedì 20 Marzo 2007)
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