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Oscar per il miglior film straniero

Le vite degli altri

L'opera prima di Florian Henckel von Donnersmarck


di Pino Moroni


Florian Henckel von Donnersmarck è un regista di 33 anni, letterato e colto, un pupone tedesco che non ha visto né il nazismo né lo stalinismo, eppure sa raccontare, usando molto bene per la prima volta la macchina da presa, tutto quello che è successo nella Germania Est sotto il regime di Hönecker.
“Le vite degli altri” (Das Leben der Anderen, 2006) è il film rivelazione dell’anno, che mostra il controllo di un efficientissimo sistema di polizia segreta (100.000 effettivi), piena di informatori (200.000) e di miriadi di semplici delatori.


Il confronto cinefilo richiama la trilogia di Costa-Gavras: Z, l'orgia del potere (1969), sul regime dei colonnelli greci, La confessione (1970) sul regime comunista cecoslovacco, Missing – Scomparso (1982) sul golpe dei colonnelli cileni.
Oppure la trilogia di Miklos Jancsò: I disperati di Sandor (1964) sulla repressione del risorgimento magiaro, L'armata a cavallo (1967) sulle strategie oppressive dei bianchi in Russia, Silenzio e grido (1968) sulla guerra -senza sconti per la popolazione- tra bianchi e rossi in Russia.
La tesi di von Henckel è che il potere in generale (in questo caso quello della Repubblica Democratica Tedesca) provoca danni irreparabili sulla sfera privata e intima delle persone. Nel film l'attrice Christa-Maria Sieland (Martina Gedek) denuncia alla Stasi (polizia segreta) l'amante scrittore Geord Dryman (Sebastian Kock). Ma anche altri personaggi sono pronti a condannare familiari ed amici.
In una tale atmosfera, il potere poi, nelle figura del Ministro della Cultura, Bruno Hempf (Thomas Thieme) abusa del suo status per piegare ai suoi desideri sessuali l'attrice Christa-Maria e per condizionare le regie ed i copioni degli artisti di teatro.


Il film, che è costato solo un quarto di un film tedesco normale, grazie anche agli attori che hanno creduto nei loro ruoli ed hanno percepito compensi minimi, ha mietuto riconoscimenti tra cui 3 European Film Awards e l'Oscar per il miglior film straniero 2007.

L'ufficiale della Stasi, il bravissimo Ulrich Muhe che spia ogni mossa del commediografo protagonista, era un affermato attore della DDR e -nella vita- è stato lui stesso spiato e tradito dalla sua compagna e da spie infiltrate nella sua compagnia.

Il film è anche così ben riuscito, nel suo intreccio e nelle sue atmosfere, grazie ai fascicoli segreti stilati su tutti dalla polizia segreta ed oggi aperti alla consultazione, di cui von Henckel ha potuto usufruire per la sua sceneggiatura.


Scoprendo comunque che tutto viene dimenticato; solo il 10% delle persone interessate ha avuto la curiosità di scoprire la propria vita violata.
Sidney Pollack, che di questi argomenti se ne intende (I tre giorni del Condor, 1975) farà una sorta di remake de "La vita degli altri" per parlare dell'impatto del "Patriot act" (emanato dopo l'11 settembre) sulla vita dei privati americani.

Perchè quello del potere che entra nella sfera privata delle persone e le porta alla rovina è un tema universale e senza tempo.
E questa è una società di uomini senza memoria per cui il futuro fa presto a diventare come il passato.


"Le vite degli altri", stupendo film tedesco
In lode del cinema europeo
Un continente in grande fermento

Dal romanzo di Orwell al film tedesco
Il "Grande fratello" spia la vita degli altri
Il sistema che vuole piegarci ai suoi voleri
«Un soggetto, dopo 10 mesi di trattamento, diventa innocuo, non scriverà più, non dipingerà più né comporrà musica, non creerà più niente.»



(Mercoledì 9 Maggio 2007)


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