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Metti un comico alla Casa Bianca

L'uomo dell'anno

Robin Williams presidente… per difetto…


di Roberto Leggio


Satira e politica sono sempre andate a braccetto. Fin dalla notte dei tempi il potere costituito (e costituente) è sempre stato fatto beffa da un comico, un giullare, un buffone. E’ una sorta di contrapposizione che è servita a ridicolizzare (anche con il rischio del taglio della testa) il Re, mettendolo a conoscenza dei pensieri del popolo. In tempi attuali, con la politica che è diventata un baraccone e che si scolla sempre di più dalle necessità dei cittadini, non sarebbe così anormale che un comico (ancora meglio se all’apice del successo), possa salire le scale del regno. Ed è appunto quello che accade al conduttore di un tg satirico (vi ricorda qualcosa?), che su suggerimento di una spettatrice decide di presentarsi, per provocazione, come candidato alla casa bianca. Grazie all’aiuto del suo fido manager, si mangia letteralmente (con battute sagaci, compresa una digressione su Ilona Staller) gli altri due pretendenti al dibattito TV. E con sorpresa di tutti, viene eletto. Così il buffone di corte si ritrova le chiavi del palazzo. Ma dietro c’è uno sbaglio telematico. La programmatrice che ha inventato il sistema ne è a conoscenza, e parlandone in giro verrà drogata e presa per pazza; finché non si decide di incontrare personalmente il presidente in difetto.



L’etica finale è: accettare il trono non dovuto o rinunciarlo per il bene del popolo? Barry Levinson, che già aveva giocato contro il potere con “Sesso e Potere”, ritorna a farsene beffe con questo film, che vorrebbe (s)parlarci delle malefatte di Bush in Florida e delle sue sparate “comico-terribili”. Invece si ritrova con un film che resta sospeso tra il thriller-comico-romatico, senza colpire nel segno; incapace di sostenere le premesse iniziali. Così, di conseguenza, si arriva al traguardo attraverso soluzioni non proprio originali, se non, addirittura stiracchiate e poco credibili. La parabola del giullare che diventa sovrano, si annacqua di fronte alla necessità di essere a tutti costi “un uomo onesto” e dall’impossibilità di convergere verso una vita dall’altra parte della barricata. Robin Williams è tagliato per la parte, ma anche le sue battute fulminati ed irriverenti, alla lunga perdono di peso facendoci al massimo ridacchiare. E ciò è un male imperdonabile, ancora più devastante di quanto avrebbe potuto fare una risata per seppellire il potere.

giudizio: *



(Venerdì 11 Maggio 2007)


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