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Il cinema sul lettino dello psicanalista

Gli occhi d'oro, ancora

La settima arte come un sogno


di Oriana Maerini



Il cinema può curare, può essere analizzato come un sogno? Lella Ravasi Bellocchio in questo interessante volume Gli occhi d'oro, ancora (ancora perchè è un "sequel"del primo volume) ci insegna che si, questo è possibile. Il cinema è uno dei mezzi più adatti a trasmettere all'esterno le immagini del mondo interno e il regista cerca gli attori più adatti per rappresentarle. Tesi affascinante. E' possibile infatti che lo spettatore si identifichi con i personaggi che vede sul grande schermo fino al punto di poter fare del cinema l'uso che fa del sogno. Come quest'ultimo permette al sognatore di oggettivare affetti ed emozioni, così il cinema attraverso le sue storie, la sua fotografia, le sue musiche, ha la capacità di storicizzare il nostro inconscio facendoci rivivere emozioni rimosse o dimenticate per sempre.
Allora ci sdraiamo sul lettino dello psicanalista e non raccontiamo più le fantasie oniriche ma le stimolazioni che ci ha prodotto la visione di una proiezione cinematografica.

Quindi Lella Ravasi Bellocchio anticipa le nostre elucubrazioni osservando per noi quattordici pellicole con lo sguardo della psicoanalisi. Guarda lo schermo con occhi d’oro che sanno oltrepassare il visibile e il letterale, intercettando nell’immagine l’intreccio fondamentale di emozione, memoria e conoscenza che costituisce la trama nascosta dell’esperienza. Una critica cinematografica sui generis e molto particolare che emoziona e fa riflettere. Si perchè l'autrice accosta le storie dei film per via analogica a quelle dei pazienti, le immagini cinemato-grafiche a quelle oniriche e ad altre tratte dalla letteratura, dalla poesia, dalla pittura, da suggestioni musicali. Chissà quante volte avete visto il capolavoro di Mankiewicz, Eva contro Eva senza renderci conto di quanto sia utile per capire e, forse, risolvere gli atavici conflitti distruttivi dell'invidia fra donne? Poi, esaminando il film I giorni dell’abbandono di Roberto Faenza, Lella Ravasi Bellocchio legge, con "gli occhi d'oro" della psicanalsita la perdita di senso nella vita della protagonista, Olga, e il suo rifiorire attraverso il suo accostarsi alla morte; analizza il malessere interiore che deriva dall’ambiente cittadino malato della città in cui si vive. Altro pregio del libro è il fatto che ogni analisi filmica è impreziosita da un corredo poetico. La Ravasi-Bellocchio accosta ad ogni film un poeta ( Eugenio Montale per Il Regista di Matrimoni, Shakespeare per I giorni dell'abbandono ect. ) che fa da mentore, da traghettatore dell'immagine visiva verso l'inconscio.
Insomma questo piccolo volume è un indispensabile vademecum per tutti coloro, cinefili e non, che credono nel potere evocativo e emozionale delle immagini. Alla fine di questa lettura che si fa tutta d'un fiato non si può fare a meno di dare ragione all'autrice: i film sono fatti della stessa materia dei sogni. Fellini docet....



Lella Ravasi Bellocchio
Gli occhi d’oro, ancora
(Edizioni Moretti&Vitali)
pagg 128 euro 8






(Venerdì 10 Agosto 2007)


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