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Un testo fondamentale per conoscere il contesto di quel cinema

Il cinema coreano contemporaneo

Identità, cultura, politica


di Paola Galgani


"All’inizio del nuovo millennio, la Corea del Sud si è fatta avanti a reclamare il titolo per la più vibrante e appassionata produzione cinematografica al mondo".
L’autrice, Hyangiin Lee, docente presso il Dipartimenti di studi sull’Asia Orientale dell’Università di Sheffield, ha intitolato il suo saggio Il cinema coreano contemporaneo, il che potrebbe fungere da calamita per i fan di registi ‘cult’ degli ultimi anni come Kim Ki-duk o Park Chan-wook.
In realtà la parte sulla produzione coreana del passato decennio (e sulla new-wave sud-coreana, denominata hanryu) riguarda solo l’ultimo capitolo, aggiunto appositamente per l’edizione italiana: il testo, infatti affronta in modo molto più ampio e decisamente completo il rapporto tra produzione cinematografica in Corea e situazione storico-politica del paese, con una carrellata dagli esordi, cioè dal 1903, fino ad oggi.
Più significativo del titolo, piuttosto generico, è il sottotitolo “identità, cultura, politica”.
Se da una parte, infatti, di ogni periodo analizzato nella carrellata si sottolineano le inevitabili differenze tra la produzione artistico-commerciale (e la corrispondente distribuzione) del Nord e del Sud del paese, dall’altra parte l’autrice evidenzia sempre i trait d’union tre le due parti della nazione, così come ha sempre fatto nella sua carriera di studiosa.
Il discorso, condotto con un’ analisi rigorosa che si avvale di documenti e film originali irreperibili in Italia, è volto anche a chiarire a noi occidentali alcuni aspetti altrimenti difficilmente comprensibili; ad esempio, il paragone tra blockbuster americani e coreani ci fa capire come, mentre i primi riflettono la speranza per il futuro con l’orgoglio per il proprio passato, dai secondi emerge piuttosto una sofferenza per il proprio presente tormentato dal rimpianto per il passato.
"Un film è un testo culturale prodotto nella società", scrive Hyangiin Lee, “e in quanto tale dispiega dinamicamente le interpretazioni del mondo sociale da parte delle persone, portando alla luce le loro varie preoccupazioni per la società mentre si impegnano attivamente a capire se stesse e a comunicare tra di loro”.
Anche nella parte dedicata alla produzione, analizzata molto concretamente nelle sue varie fasi, l’autrice si sforza di spiegarci i processi precedenti alla creazione di un film in Corea, cioè a partire dalla base socio-culturale del paese, facendo capire come una fra le caratteristiche più evidenti del cinema coreano sia la sua natura politica (testimoniata dal controllo della censura statale).

Il testo, in cui non mancano naturalmente filmografia, bibliografia e indice analitico, si articola in cinque capitoli:
1) Creazione dell’identità nazionale e storia del cinema coreano, in cui si percorre la nascita e lo sviluppo del cinema dal 1903 fino alla fine anni ’90.
2) Generi sessuali e adattamenti cinematografici del racconto popolare Ch’Unhyangjon: la studiosa considera le differenze tra i ruoli sessuali nel nord e sud tra 1961 e 1987 attraverso cinque adattamenti di questa “love-story”.
3) Identità nazionale e rappresentazione cinematografica della storia: sono studiati sei film realizzati tra 1961 e 1990, per capire come le due Coree mettano in scena la loro complessa situazione di separazione.
4) Classi sociali e identità culturali nella Corea contemporanea: l’analisi è svolta tramite l’osservazione di sei film realizzati nel Nord e nel Sud tra 1971 e 1990.
5) La Corea del Sud dal 1999: dalla divisione al movimento per l’unificazione. Questo è il capitolo più recente, sulla creazione del blockbuster coreano e in particolare su alcuni film che hanno avuto ottimi incassi negli anni tra il 1999 e il 2005, e che rispecchiano la nuova realtà provvisoria della nazione unita (Shiri, JSA, Silmido, Tae Guk Gi:The Brotherhood of War e Welcome to Dongmakgol).

Il saggio, tradotto da Pietro Ferrari con una presentazione di Paolo Bertolin, di pur se derivante da una tesi di dottorato è lungi dall’essere arido o accademico; è invece un testo efficace nello stile e nei contenuti, interessante per i cinefili e davvero indispensabile per gli studiosi, anche considerato che non esistevano pubblicazioni così complete sull’argomento (almeno in italiano).



Il cinema coreano contemporaneo
identità, cultura, politica
a cura di Hyangjin Lee
Traduzione di Pietro Ferrari
O barra O Edizioni, Milano 2006
Pagg. 350 - € 22,50



(Lunedì 24 Settembre 2007)


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