 "Non dormite in questa stanza" 1408 Un gothic/thriller di Mikael Håfström
di Roberto Leggio Ci sono stanze e stanze. Non stiamo parlando di quelle di casa nostra, piccoli rifugi personali, zeppi di cose che fanno parte della “semplice” vita, stiamo parlando piuttosto di stanze che celano segreti inconfessabili… oppure che possono collegarsi direttamente con l’inferno. Questo tipo di stanze, naturalmente popolano i racconti dell’orrore, o quanto meno storie poliziesche con rivelazioni a chiave. In questo caso si tratta di una camera d’albergo, descritta nei suoi particolari in una novella di Stephen King, quindi sappiamo già cosa aspettarci. La camera in questione fa parte del Dolphin Hotel, edificio dall’architettura dei primi del novecento, inserita nel tessuto urbano di New York, teatro di una serie di “decessi” inspiegabili. La materia è quindi appetibile per uno scrittore di best sellers, autore di guide del terrore solito a passare le notti insonni in case infestate, alla ricerca di fantasmi o eventi “disturbanti”. Così, col puntiglio di terminare il suo ultimo libro sulle camere d’albergo più paurose, si fa ospitare nella stanza 1408 del suddetto Hotel, conscio che tutto quello che si è detto e scritto su quella camera, sia né più né meno una leggenda metropolitana. Il terrore, la paura dell’ignoto, sono frutto di suggestioni del nostro inconscio.

A nulla servono gli avvertimenti del direttore, che gli consiglia di andarsene al più presto, perché quella stanza, la stanza 1408 è collegata direttamente con l’inferno. Ma gli scrittori si sa sono più curiosi dei giornalisti e passare una notte lì, dopo tante dicerie, è un vero invito nozze. Va da sé che il terrore inizi quasi subito: pochi minuti in cui al nostro non accade null’altro che fumare una sigaretta, vedere un programma televisivo, affacciarsi ad una finestra, ferirsi e bagnare con una stilla del suo sangue la moquette del pavimento e dare inizio alle danze… Da qui in poi la sua permanenza sarà una sarabanda di emozioni, un viaggio nell’incubo più nero, fino ad un finale non propriamente soddisfacente. Nonostante tutto, però, in un periodo in cui il cinema propina film horror di grande impatto sanguinolento, 1408 si eleva più di una spanna, per il concentrato di spaventi, suspence altissima, senza (grazie a Dio) l’uso di squartamenti e effettacci splatter. Perché il senso della storia (anche in quella di carta di King), non è tanto il terrore paranormale proveniente da un’entità del male, quanto lo scetticismo insito nelle nostre paure più ancestrali. Su questo piano il regista Mikael Håfström, costruisce un gothic/thriller, sapientemente retto sulle spalle di John Cusak (unico vero protagonista della storia), bravissimo nel sapere passare dallo scetticismo al terrore più completo, vittima dei suoi stessi incubi.
giudizio: * *

(Venerdì 23 Novembre 2007)
Home Archivio  |