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The Man in the Wild, the Wild in the Man

Il western di Anthony Mann

l primo testo in Italia su un Maestro del genere western


di Paola Galgani


Il western, in questi ultimi mesi, ha incuriosito anche gli spettatori che si dichiaravano meno propensi ad esso e che, dopo la visione di due film molto diversi come Le tre sepolture e Quel treno per Yuma, hanno iniziato a documentarsi su un genere molto longevo e molto vario. In realtà, come viene subito sottolineato nella prefazione di Giaime Alone, si tratta di uno dei generi cinematografici su cui si è scritto di più, e questo per due motivi: perché ha seguito tutta la storia del cinema americano con le sue varie correnti stilistiche, e perché rappresenta “uno dei più potenti strumenti di auto-rappresentazione dell’America”.
Dunque, è davvero molto interessante scoprire come i simboli più ovvi nascondano una rappresentazione della realtà americana ma anche universale, sintetizzando la lotta dell’uomo solo contro il mondo ma anche, a volte, contro una parte di sé, alla ricerca disperata di uno scopo, che sia una terra o una vendetta o magari anche l’amore. Tutto questo è spiegato da un giovane autore molto comunicativo, Matteo Pollone, che traccia una pregnante analisi del genere per poi passare allo studio di Mann - autore di un cinema del passato, ma anche nostro contemporaneo. Pollone parte sempre, giustamente, dall’imponente bibliografia critica che comprende nomi come Bazin e Rivette per poi trarre conclusioni più vicine alla nostra sensibilità moderna, e sottolineando quanto più possibile le eventuali contraddizioni e tortuosità che fanno dei film di Mann uno specchio in cui rifletterci, e non solo da guardare in maniera filologica e magari con un tantino di rimpianto per l’ingenuità di un tempo. Oltre all’opera di contestualizzazione dei vari film, colpisce la forza anticipatrice di Mann rispetto ad autori come Peckinpah o persino Leone: un carattere non immediatamente ravvisabile se non attraverso le perspicaci osservazioni di uno studio del genere. Interessante poi è il modo in cui l’autore scompone i simbolismi più ‘facili’ ampliandone il senso fino a meravigliarci e a farci inevitabilmente concordare con lui. Un esempio per tutti, quello dell’eroe solitario, una figura profondamente americana che sottende il mito della fondazione della “città sulla collina”; partendo da questa figura rigorosamente individuale, Pollone ci fa agilmente comprendere come Mann rivisiti con potenza creativa quest’uomo (solitamente interpretato da James Stewart, ma anche Henry Fonda o Gary Cooper), rendendolo un essere umano profondamente tormentato, che riflette i contrasti dell’America del tempo ma anche un dissidio a noi coevo. Con la stessa acutezza vengono analizzati gli altri miti del genere come quello del ranch, “un’immagine, una finzione che presuppone un’immobilità sognatrice”.
In undici capitoli Pollone affronta, con agilità e sempre sottolineando i rapporti consequenziali tra i vari punti, il concetto di modernità del classico, l’evoluzione del western, l’idea della frontiera e la necessità di vendetta dei personaggi; nella seconda parte, la lacerazione degli stessi, la loro avidità ed innocenza, ed infine la raffigurazione dello spazio per concludere con l’epilogo del western. Concludono il testo la biografia e la filmografia e la bibliografia completa sull’autore.
L’analisi nel complesso è molto convincente, condotta con un linguaggio chiaro e strumenti rigorosi ma anche con evidente passione. Il riferimento continuo a scene famose dà dei punti di riferimenti efficacissimi anche per il lettore meno esperto di western, che può così godere appieno di questo testo che apre scorci interessanti ed inattesi, focalizzandosi su come il cinema sia sempre uno sguardo che riflette, in un modo o nell’altro, la società dell’epoca attraverso il suo autore, persino attraverso un genere che sembrerebbe così cristallizzato e ‘vecchio’. Un unico appunto: ci sarebbe piaciuto che un testo così affascinante, che sottolinea la forza delle immagini, fosse stato corredato di moltissime foto, mentre ce ne sono solo una decina di pagine al centro del libro, significative sì per il discorso logico condotto, ma forse meno rappresentative della poesia e della grandezza del western.


Il western di Anthony Mann
The Man in the Wild, the Wild in the Man
Di Matteo Pollone
Le Mani Edizioni, Genova 2007
Pagg. 139 - € 14,00



Crowe contro Bale in western violento e psicologico
Quel treno per Yuma
Remake riveduto e corretto di una pietra miliare


Un western di Tommy Lee Jones
Le tre sepolture
Premiato a Cannes
Riflessione sulla convivenza fra culture diverse.



(Domenica 2 Dicembre 2007)


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