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Impianto teatrale per un film politicamente impegnato

Leoni per Agnelli

Redford firma un appello contro la guerra


di Oriana Maerini


L'idea di questo film nasce grazie allo zapping del telecomando. Lo sceneggiatore Matthew Carnahan ha avuto l'illuminazione nel momento in cui ha istintivamente cambiato canale mentre guardava un servizio straziante sulla guerra in Iraq. Dall'analisi di questa repulsione per una vicenda che dovrebbe, invece, interessare tutti gli uomini perchè li riguarda tutti, è scaturita la sceneggiatura di “Lions for Lambs”. Carnahan ha individuato quattro settori d'osservazione:politica, mass media, volontariato nell'esercito, gioventù privilegiata. In questo modo sono nati i personaggi del film: il senatore ambizioso (Tom Cruise), la giornalista importante che ha sensi di colpa (Meryl Streep), i due studenti poveri che sono spinti a servire la patria (Derek Luke e Michael Pena) e il giovane privilegiato e indifferente alla guerra (Andrew Garfield). Questo intreccio fra storie e personaggi diversi ha affascinato Robert Redford (che si ritaglia il ruolo del docente) soprattutto per il modo in cui la storia utilizza la guerra per raccontare le vicende personali . E' chiaro che il talentuoso Redford, famoso per il suo impegno politico, usa questa pellicola come manifesto contro l’ingaggio militare e per far emergere il proprio punto di vista. Tuttavia non strumentalizza i punti di vista dei vari personaggi ma li lascia parlare e spiegare le loro tesi.



Il questo senso il montaggio delle tre storie è fondamentale perchè contrappone i diversi punti di vista dando allo spettatore una visione completa. Lo sceneggiatore aveva pensato, all'inizio, di portare questa storia in teatro ed è forse l'impianto teatrale ed estremamente dialogato il limite e la sfida di questa pellicola.
Nonostante il tema scottante e l'appeal degli attori usati (tutti bravissimi) il film rischia, a tratti, di diventare noioso e poco fruibile per lo spettatore medio.
Intendiamoci Redford riesce bene nell'intento di farci sentire un po' in colpa rispetto al nostro poco impegno politico e di stimolarci a fare a fare qualcosa perchè abbiamo il dovere morale di scegliere come e dove stare. La sua frase clou, in questo senso è quella che pronuncia allo studente privilegiato e disimpegnato: “come si può godere la vita se si sa che dall’altra parte del mondo c’è morte e disperazione?” Ma il merito di questa pellicola non va solo al settantenne attore e rigista di culto. Anche Cruise, nella veste di produttore, ha fortemente voluto questo film necessario, intelligente e provocatorio. Leoni per Agnelli rappresenta, quindi, una sorta di manifesto della parte illuminata dell'industria dell'entertainment americana. Con i suoi dialoghi intensi, è una riflessione sul peso della parola e sul senso delle azioni e sulle responsabilità individuali. L'unico difetto del film, dal punto di vista dell' estetica cinematografica, è rappresentato dal fatto che rimane in qualche modo prigioniero dell' abuso di campi/controcampi. Ma forse anche questo era un effetto voluto e studiato dal regista per identificare la bifocalità dell'odierna società americana.

giudizio: * * *



(Lunedì 24 Dicembre 2007)


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