.


Film in uscita Recensioni Festival Eventi Sipario Home video Ciak si gira Interviste CineGossip Gadget e bazar Archivio
lato sinistro centro

Home Archivio      Stampa questa pagina  Invia questa pagina  Zoom: apri la pagina in una nuova finestra


Presenta a Roma "Sweeney Todd"

Tim Burton

Il suo Barbiere Tagliagole in salsa gotica


di Roberto Leggio


Roma. - “Potrebbe essere la versione depressa di Edward Mani di Forbice”. L’appunto viene da Tim Burton, in occasione della sua venuta a Roma per la presentazione di Sweeney Todd, il demoniaco Barbiere di Fleet Street. E forse non ha tutti i torti. Il protagonista è lo stesso (Johnny Deep), le lame pure, e volendo anche l’atmosfera dark. Qui però molto più accentuata. La pellicola che sarà in sala dal prossimo 22 Febbraio, distribuito dalla Warner Bros, è una di quelle che ti prende, ed è proprio il caso di dirlo, al collo. Si tratta dell’adattamento cinematografico di una famosa piece teatrale, ispirata a sua volta alle cronache di un vero barbiere assassino nella Londra di fine ‘700. Materiale che nelle mani di Tim Burton è diventato un’avventura gotica, grottesca e piena di sangue. Si narra di una vendetta a seguito di una atroce ingiustizia, che il barbiere del titolo metterà in atto ai danni di chi gli procurò molto dolore. Le gole tagliate a colpi di rasoio saranno tante, e molti saranno i pasticci di carne che verranno servite dalla signora Lovett, complice innamorata di Sweeney Todd. Il film, che è stato candidato a tre premi Oscar, è stata una vera sfida per il geniale regista americano. Soprattutto perché per la prima volta affronta un musical, un genere lontano mille miglia dai suoi soliti canoni. Ma nonostante tutto la scommessa è stata vinta alacremente. Il risultato è un’opera drammatica, sanguinaria, crudele, ma anche grottesca, così cupo da avere i colori talmente desaturati da virare al bianco e nero. Un film, perfetto, denso di un’atmosfera malata, anche grazie alle bellissime scenografie di Dante Ferretti. Un’opera forse non per tutti, ma che certamente diventerà un cult. Ne parliamo volentieri con il regista, che per non smentire se stesso si è presentato all’intervista completamente vestito di nero. Che sia un segno dei tempi?

Lei l'ha definto una sorta di seguito di Edward Mani di Forbice, ma la storia è tutt'altra...
L'idea è partita dalla piece teatrale. Ero rimasto affascinato dal mix tra umorismo e horror, farcito dalla musica. Fin dal principio ho notato delle somiglianze con Edward Mani di Forbice... con la depressione. Ma le similitudini si fermano lì, anche perchè la storia va da tutt'altra direzione. Sweeny Todd, ha una purezza un po' pervertita. E un personaggio, cattivo, diabolico, ma al contempo tragico...

Come riesce a trovare sempre quel perfetto equilibrio tra dramma e commedia?
Forse perchè spesso vedo cose divertenti che agli occhi degli altri così non sono. Nel film, il barbiere e la cuoca, sono la perfetta rappresentazione dei rapporti moderni. Vale a dire: due persone che stanno nella stessa stanza, ma che non hanno alcun tipo di comunicazione. Lei gli parla, lui non l'ascolta. E' il ritratto perfetto di molti rapporti sociali, a cui ho assistito e che conosco.

La violenza che si evince dal film è una metafora dei nostri tempi?
Sono perfettamente d'accordo. Ho sempre considerato Sweeney Toddd, una specie di favola. Ed essendo tale ha molti punti di contatto con la realtà. Sono storie simboliche, che anche se scritte più di cento anni fa, contengono temi universali, perchè vanno ad attingere alle emozioni umane e quindi sono perennemente moderne. Il film ha per base una vendetta, un sentimento antico come l'uomo. Il sottotesto potrebbe essere la rivalsa dell'uomo sull'uomo. Una reiterazione a ripetere. L'Homo Homini Lupus, è abbastanza emblematico di quella che potrebbe essere la situazione attuale.



Quindi, alla lontana ci possono essere rimandi con la guerra in Iraq e gli sgozzamenti di Al Qaeda?
No, non l'ho mai analizzato attraverso questo punto di vista. Anche se questa “cosa” aleggia attorno. Se ci sono riferimenti alla politica attuale è solo a livello subconscio. Non si evince in superficie, come fanno altri registi e scrittori più bravi di me a rappresentare la società in questa maniera.

Il desiderio di vendetta è il punto focale del film. Cosa pensa su questo piano?
Spesso le persone sottovalutano questa sentimento umano. A nessuno piace parlarne perchè è un qualcosa di sgradevole. Ma credo tutti noi, nel bene o nel male, abbiamo nutrito questo desiderio. Ovviamente non ai livelli estremi del film. A chi non è capitato di desiderare di vendicarsi sul bullo che a scuola ti fatto un torto? E' normale, è intrinseco della natura umana. Ovviamente stiamo parlando di una forma attenuata di vendetta. Di contro c'è la vendetta estremizzata, quando, ad esempio, un paese si vendica su un'altro portando ovunque morte e distruzione...

Su i suoi ultimi film aleggia un'atmosfera sempre più cupa...
Forse un po'. Anche se cerco sempre di metterci una punta di umorismo. Mi rendo conto, però, che più uno fa esperienze di vita, più le cose si interiorizzano, diventando più complicate. Ne ho parlato anche con Johhny. Se avessi realizzato questo film tempo fa, non sarebbe venuto fuori in questa maniera. Col passare degli anni, acquisendo esperienza ci si rende conto che le cose si fanno più viscerali, forse è più presente la malinconia che porta a vedere la tristezza nelle cose. A capire il senso di perdita anche laddove le cose vanno bene.

Ci spieghi allora il suo rapporto con l'horror...
E' un elemento da tendo a sottolineare. Ma non rientra nella sfera dell'irrealismo. Piuttosto si tratta di un realismo emotivo... una valvola di scarico della psiche. Il film è piaciuto, ma alcuni detrattori hanno criticato la presenza di tutto quel sangue, come qualcosa di orribile. Ma per me ha una valenza più impressionista, catartica, simbolica, che realistica. Un modo per sfogarmi...



A quali film si è ispirato per realizzare Sweeny Todd?
L'ispirazione sono i vecchi horror con Peter Lorre e Boris Karloff. Attori che avevano una recitazione diversa, erano in grado di parlare con gli occhi, quasi una impostazione da film muto. Ma oltre a quei film, mi ha sempre affascinato lo stile visivo di Mario Bava, che in ogni film riusciva a creava un mondo a parte, proprio...

Ma perchè fare un musical, invece che un semplice horror?
Per il semplice fatto che lo spettacolo di Broadway mi era piaciuto tantissimo. Quindi mi sono imposto di realizzare un prodotto che non avevo mai affrontato prima. Una sfida vera e propria.

Johnny Deep è il suo attore feticcio, lo può considerare un suo alter-ego?
No, e non siamo sposati in segreto, se questo è quello che intende. Abbiamo fatto sei film insieme e e probabilmente ne faremo altri. Ogni progetto è differente dall'altro. Per questo è stato un caso: cinque anni fa, non so come mai, portai la colonna sonora a Johnny dicendogli di ascoltarla. E' passato del tempo e poi l'anno scorso lui mi ha detto che gli sarebbe piaciuto cantarla, sebbene non sia un cantante. Lui si mette alla prova di continuo. Quindi abbiamo cominciato a lavorare a questo progetto.

Deep ha avuto la nomination per questo film. L'ha sentito, cosa le ha detto?
Gli ho solamente mandato una email. Ed essendo una persona estremamente timida, è contentissimo di questa nomination, ma allo stesso tempo avrà detto: “Cazzo, questa volta mi toccherà andarci...”


All'Auditorium Parco della Musica di Roma
Incontro con Tim Burton
Il 23 gennaio per il ciclo "Viaggio nel cinema americano"

Il libro che spiega il film
Sweeney Todd
Con i disegni di Tim Burton e le foto di scena

Vendo
Autografo di Tim Burton
La firma in rosso del regista più geniale d'America



(Mercoledì 23 Gennaio 2008)


Home Archivio      Stampa questa pagina  Invia questa pagina  Zoom: apri la pagina in una nuova finestra

lato destro