 Presenta a Roma l'ultima fatica nei panni di John Rambo Sylvester Stallone Nelle sale dal 22 febbraio
di Carlo Gabrielli  Roma. L’anno scorso abbiamo avuto il piacere di rivederlo nei panni del pugile Rocky Balboa, all’interno dell’omonimo lungometraggio che faceva da sesto episodio alla saga sportiva iniziata nel 1976. Ora l’attore-regista Sylvester Stallone rispolvera il suo secondo alter-ego cinematografico in John Rambo, quarto capitolo della serie che ha per protagonista l’omonimo reduce dal Vietnam. Affiancato da Fulvio Lucisano, presidente della IIF International, e dai produttori Avi Lerner e John Thompson, ha presentato, ieri, il film alla stampa italiana.
Il nuovo Rambo è ambientato in Birmania. Come si è avvicinato a questa tematica?
Ho deciso di far tornare John Rambo in questo contesto perché nel mondo ci sono tante guerre conosciute, ma tenute sotto silenzio. Credo che il risultato sia sì un film d’intrattenimento, ma al contempo educativo.
Il film è ricco di violenza; c’è un messaggio dietro di essa? E’ la fedele riproduzione della violenza che viene praticata nei posti in cui il film è ambientato. E non si tratta soltanto di violenza grafica, è molto realistica.
Cosa pensa del moderno cinema d’azione? Credo che il cinema d’azione muti con il mutare della società. Quando ero bambino c’erano i film di John Wayne, poi siamo arrivati io e Arnold Schwarzenegger, e, infine, i nuovi action-movie, basati più sui moderni effetti speciali che sulla fisicità. Quindi, Jason Bourne è sicuramente diverso dai precedenti eroi d’azione.

Può stilare una personale classifica dei quattro Rambo. Diciamo che il primo è come un figlio, che ti porta anche problemi, poi John Rambo lo metterei al secondo posto, seguito da Rambo 2-La vendetta. Infine metterei Rambo 3, nel quale ho inserito i russi per fare una cosa politica.
Come mai in nessuno dei capitoli della serie sono presenti scene di sesso? Perché in Vietnam John Rambo ha avuto un incidente che gli ha fato saltare via una particolare parte del corpo; è per questo che porta con sé un lungo coltello (ride).
Cosa rappresenta Rambo nella sua carriera? Credo che tutti noi abbiamo due lati: quello buono e ottimista e quello chiuso e pessimista. Ho avuto il privilegio di poterli interpretare entrambi, incarnati in un guerriero che cerca di tornare in una casa che non ha.
Quali consigli darebbe ai sessantenni per tenersi in forma come lei? Consiglierei loro di stare dietro alle proprie bambine, perché la mia forma è una diretta conseguenza del correre continuamente dietro le mie tre figliole (ride).
Crede che questo sarà l’ultimo film di Rambo? Credo di dover ancora dire molte cose su Rambo, ma sarà molto difficile per me dirgli “Addio” , come è stato dirlo a Rocky; se dovessi farlo, mi sentirei molto depresso. Comunque volevo concludere ringraziando di cuore Avi Lerner, grande produttore che mi ha permesso di far tornare sullo schermo Rambo, oggi che è veramente difficile avere una seconda chance, soprattutto alla mia non più giovanissima età.
(Sabato 9 Febbraio 2008)
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