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Quarto capitolo diretto da Sylvester Stallone

John Rambo

Action movie che non annoia e fa riflettere


di Carlo Gabrielli


La prima volta che abbiamo avuto il piacere di vedere Sylvester Stallone nei panni di John Rambo, veterano del Vietnam emarginato nel suo stesso Paese dopo una guerra impopolare, fu nel 1982 in Rambo di Ted Kotcheff, tratto dal romanzo Primo sangue di David Morrell e trasformatosi in pochissimo tempo in un vero e proprio classico del cinema d’azione di taglio bellico.
Eroe che, grazie al grande successo riscosso, tornò all’opera prima nel 1985, in Rambo 2-La vendetta dello scomparso George Pan Cosmatos, poi nel 1988, nel pessimo Rambo 3 di Peter MacDonald, e che ora, dopo vent’anni di assenza, rivediamo sullo schermo grazie a John Rambo, per la regia dello stesso Stallone, ritirato nella Tailandia settentrionale ad osservare una regione straziata dalla guerra, dove si ritrova a dover impugnare le armi, affiancato da un gruppo di mercenari incaricati di liberare dei missionari resi prigionieri in un campo militare birmano.



Quindi, dopo aver dato l’addio al suo primo alter-ego cinematografico Rocky Balboa nell’omonimo lungometraggio del 2006, l’attore newyorkese si appresta a dire l’ultima parola (forse non ultimissima) anche sul mitico feroce combattente emotivamente vulnerabile. Non solo al fine di riportare nelle sale uno dei suoi più amati personaggi, ma anche e soprattutto per permettere all’action-movie di tornare sugli avvincenti binari della fisicità del protagonista, ormai da tempo abbandonati in favore di soggetti pesantemente influenzati dalla fantascienza e dal fantasy, tra realtà alternative, supereroi dagli eccezionali poteri, cyborg ed effetti speciali ultratecnologici.
Ed il risultato finale, sapientemente costruito sull’azione senza annoiare mai, appare tutt’altro che disprezzabile, capace sia di intrattenere il pubblico grazie alle spettacolari sequenze di combattimento, che di spingerlo alla riflessione, per mezzo di una esagerata (???) ma mai gratuita violenza esposta, nei confronti di una cruda realtà cui viene concesso poco spazio all’interno dei notiziari mondiali.
Del resto, lo stesso Stallone ha dichiarato: “Lui rievoca un uomo leggendario che è stato scelto per compiere una missione che non desidera veramente svolgere, ma è nato per farlo. Rambo esprime un senso di giustizia che non è complesso ed è estremamente semplice da comprendere. Quello che è giusto è giusto e quello che è sbagliato è sbagliato. Il male deve essere punito, mentre i deboli debbono venire protetti. Rievoca decisamente le storie con cui siamo cresciuti, la mitologia del bene e del male”.
E con la quale, purtroppo, siamo ancora costretti a fare quotidianamente i conti una volta usciti dalla sala cinematografica…


giudizio: * * *


Presenta a Roma l'ultima fatica nei panni di John Rambo
Sylvester Stallone
Nelle sale dal 22 febbraio


Una vignetta per cinefili
Il Colonnello Trautman e Rambo, oggi



(Mercoledì 20 Febbraio 2008)


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